Le vite interrotte di Promising Young Woman

Oscar per la Miglior Sceneggiatura Originale, “Promising young woman” l’esordio alla regia cinematografica di Emerald Fennel, attrice (era la giovane Camilla Parker-Bowles in “The Crown”)e sceneggiatrice (prima di questo film ha scritto alcuni episodi per “Killing Eve”) mescola la dark comedy con il rape and revenge movie.

In realtà é una storia che parla di vite interrotte, a cominciare da quella della sua protagonista Cassandra (Carey Mulligan in una premiatissima interpretazione), che, dopo aver abbandonato gli studi di medicina, conduce di giorno una vita insignificante mentre di notte si trascina per locali fingendosi ubriaca per punire tutti i “bravi ragazzi” che fingono di volerla soccorrere per provare poi inevitabilmente ad abusare dj lei.

Eppure non è Cassie la vittima traumatizzata, ma la sua amica Nina: Cassie è congelata nel dolore di una perdita.

La sua missione non é una vendetta sul genere, é una vendetta sulla società, che oltre ai maschi occasionali include chiunque sia stato coinvolto, a vario titolo, in uno stupro negato.

La sua missione, contrariamente ai titoli tradizionali di rape and revenge (che sono quasi sempre enormi bagni di sangue e morti cruente) é la comprensione, la vergogna, l’umiliazione, un percorso per ritrovare (volenti o nolenti) l’umanità perduta e sacrificata per gli studi, la carriera, il buon nome di una istituzione scolastica, il matrimonio.

La sua collezione di colpevoli pesca nell’immaginario televisivo dei buoni, attori che hanno sempre interpretato parti positive (la preside é Tami Taylor di “Friday Night Lights”), la casa dove vive con i genitori é ricolma di barocchismi che le regalano ali da angelo, tutto il film gioca su queste contrapposizioni.

I tanti plot twist e i due personaggi principali hanno molti spunti originali, che si sposano perfettamente con tutto la confezione, con i suoi luoghi, colori, costumi, canzoni famosissime usate in modo intelligente, ma é la sceneggiatura che non é così sfolgorante. É una storia che sceglie di essere meno drammatica per essere più pop, che sembra più interessata a far funzionare i suoi meccanismi a sorpresa che ad affrontare il dolore profondo della sua protagonista lasciandola bloccata nell’eterno momento di quando era una studentessa universitaria. Però se se fermi la protagonista perché vuoi solo stupire lo spettatore fermi anche la progressione della storia e tutto perde efficacia: se la tua storia é un dramma che vive di senso di colpa, non devi fare altro che lasciarlo crescere nei tuoi personaggi, come facevano i greci, come fanno i greci ancora oggi, e un grande abbraccio a Yorgos Lanthimos, come mescola lui pop e tragedia in questi anni nessuno mai.

 

 

© Copyright 2024 Editoriale Libertà