Lizzo, il talento e il messaggio di un fenomeno della musica
Si chiama Lizzo e mi piace molto. Ultimamente è passata dal Mediolanum Forum e ha sprizzato energie positive, ritmi, coreografie, graffi vocali. Uno show tutto da gustare, il suo. Con le orecchie e con gli occhi, e che ha mandato il pubblico in visibilio.
Il suo ultimo album s’intitola “Special“, al suo attivo ci sono già quattro Grammy Award.
Ma Lizzo, nata a Detroit nel 1988, è una che quella positività se l’è guadagnata. E non le manda a dire. Come spesso accade nel mondo della musica, seppure tra differenti personalità (penso, ad esempio, a Patti Smith e ai suoi capelli grigi e arruffati), anche Lizzo è una fautrice del movimento della “Body positivity“.
Dio solo sa quanto ce ne sia bisogno, in un mondo virtuale dove tutti sono ritoccati, artefatti, vincenti, bellissimi, sempre a dieta. Lei, in compenso, racconta nelle sue canzoni di aver conosciuto molto bene la crudeltà del mondo. E come darle torto. Però il suo essere diventata un fenomeno di grandi dimensioni, in tutti i sensi, è certamente un impatto positivo, politicamente scorretto e corretto al tempo stesso.
L’ultimo Grammy lo ha dedicato a Prince, poi è volata in tour e ogni sera dal palco lancia messaggi positivi a chiunque venga discriminato. Per qualsiasi ragione, ciccia inclusa. In effetti, l’eccesso, nel caso di Lizzo, fa parte del suo talento, della sua forza, della sua unicità. “Sono un’icona del corpo – ha detto -. Penso di avere un corpo davvero sexy. So di essere grassa. Non mi dà fastidio. Mi piace essere grassa, sono bella e sana”.
Bella, sana e particolare. Come la sua voce, come la sua musica.
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