L’Ora di cinema, giornata 3: padri e figlie rivoluzionari

La terza giornata de “L’Ora di cinema”, il Festival per la Scuola organizzato da Fondazione Fare Cinema, presieduta da Marco Bellocchio e diretta da Paola Pedrazzini, in collaborazione con il Liceo Classico Melchiorre Gioia, si è aperta con “Miss Marx” di Susanna Nicchiarelli.

 

Una bella eredità, quella di Eleanor Marx, ultima figlia di Karl Marx, che ha studiato con lui e con Engels, una donna brillante, colta, libera e appassionata, impegnata nella lotta operaia e in prima linea nella difesa dei diritti delle donne e per l’abolizione del lavoro minorile. Una figura indipendente, autonoma, libera, consapevole, una che sapeva cosa voleva, aveva un lavoro una carriera, amici, aveva studiato eppure non riesce a uscire da una relazione di dipendenza. “Lo dico sempre ai miei studenti di cinema” – racconta la regista– “scegliete qualcosa che vi fa arrabbiare e lavorateci sopra. Ecco, Eleanor mi fa arrabbiare, il suo biglietto d’addio, ancora amore per Edward, mi infastidisce, non l’ho messo nel film. Tutta questa tensione è utilissima in una racconto drammaturgico”.

Nel panorama italiano, brilla Susanna Nicchiarelli per la sua visione e la sua forte idea di cinema: “Miss Marx” si sottrae alla narrazione convenzionale, rompe la quarta parete, Eleanor parla con il pubblico, irrompe la musica del presente, tra Dancing in the Dark rifatta dai Downtown Boys e le canzoni originali dei Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo. Oltre ad aver fatto un rigoroso e impressionante lavoro di ricerca storica sugli archivi della famiglia (la maggior parte dei dialoghi vengono dalle lettere che si scambiavano, i giochi di società che fanno in famiglia sono veri), il suo film è originale sia per il contenuto che per la forma: sguardi in macchina, musiche contemporanee extra diegetiche, inquadrature che, se aperte, svelano altri significati, e ritratti di donne forti che hanno sempre vite straordinarie e profonde fragilità. “Gli americani fanno spesso dei film rotondi, con una chiusura, mentre a me piace il cinema europeo, spigoloso, scomodo, magari con il finale aperto: io volevo raccontare una donna che sentivo vicina per tanti motivi diversi, e che anche se è vissuta nell’800 è una donna di oggi, con energie anche negative, con le sue sofferenze, e dipendenze. La vita dei rivoluzionari è sempre complicata, e la lotta di Eleanor, per le donne, per i bambini, è importante ancora adesso”.

Anche i padri fondatori della matematica, in questo caso tutti uomini ma sempre rivoluzionari, non hanno avuto vita facile: PierGiorgio Odifreddi nel suo intervento ha raccontato di aver incontrato John Nash, quello interpretato da Russell Crowe in “A beautiful mind”, genio tormentato dalla schizofrenia che solo verso gli ultimi anni gli aveva dato tregua e permesso di recuperare una vita quasi normale. Attraverso la sua figura, quella di Alan Turing, che con la sua macchina ha permesso di decifrare Enigma il codice di comunicazione che usavano i tedeschi per segnalare attacchi e obiettivi sensibili (raccontato in “Codice Enigma” e in “The imitation game”) e ha accorciato la seconda guerra mondiale di tre anni, e quella del visionario Srinivasa Ramanujan, che vedeva le formule complesse sulla lingua della dea Namagiri (portato in scena dal film “L’uomo che vide l’infinito”), e attraverso le loro vite avventurose e spesso infelici Odifreddi ha dimostrato che la matematica può essere più moderna, e i matematici più interessanti, di quanto di solito si immagina.

 

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