Luciano Ligabue, 65 candeline con le 30 di Buon Compleanno Elvis: “Rileggo le canzoni senza nostalgia, guardando al futuro”

 

Non c’è solo la stampa, ma anche un gruppo di fedelissimi tra i 150 all’Apollo Club di Milano, dove Luciano Ligabue (sopra in uno scatto di Maurizio Bresciani), nel giorno del suo 65esimo compleanno, presenta con un incontro e uno showcase l’uscita di “Buon compleanno Elvis”, un suo album seminale che di anni ne compie trenta.
Il Liga sale in palco, il tempo per lui sembra essersi fermato. Attacca con la caratteristica parlata emiliana: «Allora… trent’anni: urka!», applauso di rito. «C’è una bella celebrazione di questo album, tra archivi e una nuova sfida artistica. “Buon compleanno Elvis” è un album che ha cambiato la mia vita. Rispettando quello che erano le canzoni, come si poteva avere una versione acustica? Abbiamo riportato quelle canzoni nella versione più vicina a come le ho scritte, da solo e alla chitarra acustica, ma nello stesso tempo a una nuova vita, diversa, come ascolterete anche qui, oggi».

Il nuovo lavoro, che uscirà il 18 aprile seguito dal Deluxe il 25 (è già possibile pre-ordinarli dal sito del Liga), conterrà sino ad otto supporti nella sua versione più ampia, con demo e rarità. «Ad esempio, una versione funky che non ricordavo nemmeno più!».
L’anno scorso, Piacenza inclusa, Ligabue ha tenuto un tour nei teatri e «già lì, avevamo giocato con gli arrangiamenti acustici delle canzoni di “Buon compleanno Elvis”. C’è poi un album con versioni live del 1995. «Ho capito meglio adesso di allora che quell’album, nato in un momento per me critico, quando ero senza la band dei miei primi album, i ClanDestino, e il manager degli inizi Carrara. Mi sono accorto che in quei brani parlavo tantissimo di cosa volesse dire vivere di musica – prosegue Luciano -. Alla fine, volevo chiudere l’album con “Leggero” perché un disco è sempre la fotografia dell’anima, di quel momento che stai vivendo. E rivedere quel 1995 mi ha fatto tanta tenerezza…», ha osservato Ligabue prima di ringraziare la Warner e tutti quelli che hanno contribuito all’evento (organizzato da Parole e Dintorni del mitico Riccardo Vitanza), per poi rispondere a varie domande.
«Io dall’inizio, adolescente negli anni Settanta, sono cresciuto con la musica dei cantautori, ma anche con la voglia di un’energia maggiore rispetto a quella dei cantautori. Volevo essere uno che canta le canzoni che si scrive, però con il suono di una band».
Sul palco tre chitarre e una tastiera. Lui al centro tra Federico Poggipollini e Mel Previte. E qui, aperta parentesi: quel sound dell’album originale – che ora torna nelle nuove versioni – è proprio il loro: quello di Previte, con Pellati e “Rigo” Righetti, e naturalmente con il fedelissimo Poggipollini.

Un live intimo di otto canzoni ha poi fatto seguito alle parole, «che, con questo arrangiamento, dopo trent’anni volevamo celebrare anche in versione naked».
Come per “Let It Be” – concedetemi il paragone… in fondo, “Buon compleanno Elvis” resta un album «senza tempo, che del tempo se ne frega», osserva Luciano. E questo è bene.
Inutile dire che le date live previste a Campovolo il 21 giugno e alla Reggia di Caserta il 6 settembre sono già esaurite «anche se ci sarà ancora una possibilità, per chi non ha ancora il biglietto», viene anticipato. «Stiamo già provando – conclude Luciano -. Al quinto Campovolo suoneranno tutti i gruppi che hanno lavorato con me. L’evento è unico, ma avrà un sapore tutto suo, con il recupero di cose che dovrebbero strappare un sorriso. Lo stesso alla Reggia, dove porteremo l’esperienza di Campovolo».
Però, precisa: «Non ci sarà nostalgia, si rilegge il passato con lo sguardo rivolto al futuro».

Portiamo indietro le lancette di trent’anni. Ligabue (sopra in uno scatto d’epoca di Guido Harari) sforna “Buon Compleanno Elvis“ e nel disco mette a fuoco indirettamente, raccontando e raccontandosi, il mistero doloroso di Elvis, il più vero e finto dei cantanti, artista simbolo dell’ultimo mezzo secolo di musica rock. C’è inoltre, inevitabilmente, il suo forte rapporto con l’America, che è poi quello di tanti altri musicisti, o anche solo appassionati di musica, italiani. Un rapporto che, dal punto di vista artistico – di certo, non politico né economico – profuma di sogno.
Sul retrocopertina dell’album, Ligabue scrive anche un messaggio ai suoi ex “compagni di squadra” per un commiato pacifico: «Un sentito “in bocca al lupo!” ai ClanDestino e ad Angelo Carrara sperando che, al più presto, ci venga facile ricordare solo i momenti belli. I ringraziamenti, come al solito, preferisco farli a voce». A buon intenditor poche parole anche se, una volta trascorso il primo momento, come lo stesso Luciano ha in seguito ribadito, la ferita si rimargina del tutto: «Con il senno di poi posso anche capire quella scelta da parte dei ragazzi, adesso fra di noi la situazione è completamente recuperata. Ma allora no, allora mi sentivo molto solo».


Nell’inverno del 1995 avvicinai Luciano e parlammo di “Buon compleanno Elvis“, in quel momento terzo tra gli album più venduti nella hit parade: «È un’esperienza nuova perché io sono diverso – mi confidò -. Ho nuovi collaboratori, mi esprimo in modo diverso. I testi non parlano di altri personaggi ma uso la prima persona… Tutto attorno ci sono la mia chitarra acustica e quelle di “Capitan Fede” Poggipollini, Mel Previte e Fabrizio Barbacci, che è anche il produttore dell’album. Poi, al basso, c’è Antonio “Rigo” Righetti, alla batteria c’è Robby “Sanchez” Pellati, ma ci sono anche Pippo Guarnera all’hammond, Candelo Cabezas alle percussioni e Max Lugli all’armonica. Tutto nacque in una ex scuola elementare, facendo festa tutte le sere, ed è diventato un fenomeno che ha stupito tutti, a partire dal brano “Certe notti”».
E “Certe notti” è tra le canzoni che fanno capolino all’Apollo, mentre il pubblico tiene il ritmo con il piede e qualcuno accenna ai cori. L’anticipo delle nuove versioni risulta, effettivamente, più intimo e molto gradevole. Arrivano “Il cielo è vuoto o il cielo è pieno”, “Un figlio di nome Elvis!, “Hai un momento, Dio?”, “La forza della banda”, “Seduto in riva al fosso”, “Vivo o morto X” e “Leggero”.
Eper fortuna, torna la leggerezza. «Nel mio ultimo album, “Dedicato a noi”, dico che siamo tutti più isolati e che questo decennio è il peggiore vissuto finora. Per questo c’è bisogno di un noi».
E della leggerezza, che non è mai superficialità, della musica.

di Eleonora Bagarotti

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