“Monsters”, la storia dei Menéndez scava nell’incubo del reale

Ryan Murphy torna a turbare i sogni dei suoi spettatori con una nuova stagione della serie antologica “Monsters”. Il prolifico autore statunitense – nonché mente geniale dietro a grandi successi televisivi quali “Glee”, “American Horror Story” e “Nip/Tuck” – fa ritorno sul piccolo schermo con una miniserie in 9 puntate per Netflix (piattaforma over-thetop da tempo votata al “true crime”), raccontando in “Monsters: la storia di Lyle ed Erik Menéndez” la complessa storia dei fratelli Lyle ed Erik Menéndez, accusati di duplice omicidio nei confronti dei loro genitori.

Dopo aver scosso il pubblico con “Monsters: la storia di Jeffrey Dahmer” – la serie dedicata al famoso serial killer cannibale che terrorizzò lo Stato del Wisconsin tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio degli anni ‘90 – Murphy scava ancora una volta nel torbido delle storie di cronaca nera statunitense, raccontando un evento mediatico che lasciò senza parole l’opinione pubblica americana. Siamo sul finire degli anni Ottanta, nel ricco quartiere di Beverly Hills, a Los Angeles (California): il 20 agosto 1989 José e Mary Louise “Kitty” Menéndez vengono barbaramente uccisi a colpi di fucile in pieno volto. I due figli, Lyle (21 anni) ed Erik (18) chiamano la polizia e sostengono di aver ritrovato i genitori uccisi rincasando dal cinema.

In base alle prime indagini, le forze dell’ordine sospettano che il delitto sia mutuato negli ambienti mafiosi e che si trattasse di un regolamento di conti. Le ragioni che portano gli inquirenti a sospettare, quanto meno agli inizi, della mano della malavita dietro il duplice omicidio è lo stesso José Menéndez, il patriarca: i Menéndez, infatti, sono una famiglia molto benestante e conosciuta nel mondo dell’alta società. Questo perché José è un imprenditore cubano-americano di successo e molto ambizioso, che inizialmente aveva prosperato nel quartiere ricco di Princeton (New Jersey), per poi trasferirsi con la moglie Mary Louise – aspirante attrice mai realizzata – e i due figli in California. Tuttavia, dopo i primi rilievi ed accertamenti, gli investigatori scoprono la brutale verità: gli autori dietro l’omicidio dei due coniugi Menéndez ci sono i due figli, Lyle ed Erik. Sebbene le accuse rivolte ai due giovani fossero dovute al fatto che i ragazzi avessero commesso il delitto per ereditare la cospicua eredità di famiglia, durante il processo emergono dettagli piuttosto inquietanti su una famiglia all’apparenza serena: Lyle ed Erik ammettono di aver ucciso i genitori in quanto vittime da anni di abusi fisici, psicologici e sessuali da parte di entrambi.

Durante un’udienza processuale, anche un cugino dei fratelli, Andy Cano, testimoniò di essere stato informato degli abusi in giovane età da parte dei due fratelli, e al coro delle accuse si unì persino, Roy Rosselló, dichiarando di essere stato drogato e violentato da José durante una visita alla villa dei Menéndez, in New Jersey. Per i meno informati, Rosselló era un membro della boy band Menudo (dove ha mosso i primi passi anche la popstar Ricky Martin), scritturata dall’allora presidente della RCA Records, ossia José Menéndez. Nonostante le diverse testimonianze che sostengono abusi reiterati subiti dai due fratelli (e non solo), i pubblici ministeri rigettarono le accuse, al punto che il giudice, in sede processuale, ha emesso una sentenza che vieta ancora oggi ai fratelli Menéndez di utilizzare gli abusi sessuali come strumento di difesa. A portare sul piccolo schermo questa storia orribile, c’è un cast hollywoodiano di grande spessore: ad interpretare José Menéndez, infatti, c’è il Premio Oscar Javier Bardem (“Non è un Paese per vecchi”, “Prima che sia notte”, “Biutiful”), mentre nel ruolo di Mary Louise “Kitty” c’è l’attrice Chloë Sevigny (“Big Love”, “Boys don’t Cry”); per i fratelli Menéndez, invece, Murphy ha scelto i due modelli e attori Cooper Koch (Erik) e Nicholas Chavez (Lyle).

Provocatorio, disturbante, agghiacciante: “Monsters: la storia di Lyle ed Erik Menéndez” mantiene intatte le intenzioni che muovono non solo il progetto antologico di “Monsters” (di cui è già in lavorazione una terza stagione, questa volta dedicata al serial killer Ed Gein), ma anche l’intero operato di Ryan Murphy – autore che ha deciso di incentrare la sua produzione sugli orrori (fittizi e reali) che disturbano la nostra psiche. Attraverso una regia sofisticata, una scrittura puntuale e un uso studiato di luci (ma soprattutto di ombre), Murphy scruta, indaga, viviseziona i mostri che abitano l’essere umano nella sua complessità, con l’intento – quasi salvifico – di rigettarli e scacciarli attraverso la forza e la potenza delle immagini. “Monsters: la storia di Lyle ed Erik Menéndez” è ora disponibile in esclusiva su Netflix.

di Fabrizia Malgieri

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