Musica classica Vs Musica rap? Il problema sta altrove
Nei giorni scorsi, i media hanno ripreso con grande slancio il rimbrotto a noi giornalisti del direttore d’orchestra Riccardo Muti: “Fino a quando sui giornali si parlerà solo dei rapper, o dei Maneskìn, o Maneskòt, o come diavolo si chiamano… Ma lo sapete che la casa di Lorenzo Da Ponte è in vendita? Che quella di Giuseppe Verdi a Sant’Agata ancora non si è capito che fine farà…” ecc. ecc.
Insomma, secondo il maestro la “deriva” culturale, in ambito musicale, sarebbe dovuta a una netta propensione massmediatica a parlare di musica “leggera” (definizione vaga, ma tanto per capirci) invece che di musica “pesante” (no, la musica classica e operistica non sono affatto pesanti, comunque. Vanno solo capite).
Certo, il maestro Muti ha tutto il diritto di esprimere la sua opinione, tuttavia – pur non andando matta per i Måneskin e per i rapper – ritengo che il modo migliore di avvicinare i giovani alla musica e sensibilizzare politici e amministratori, avvocati ed eredi (perché sì, come spesso Libertà ha scritto, ed anche la sottoscritta in questo blog, il problema di Villa Sant’Agata non è certo una questione giornalistica) sia investire maggiormente su spettacoli Young, ideati per i giovani sin dalla tenera età. E qui, occorre una buona politica educativa e una pedagogia culturale. Inoltre proporre, gradualmente, spettacoli e anteprime (cosa che, ad esempio, il Teatro Municipale fa già, egregiamente) rivolte ai ragazzi a prezzi calmierati. Ma soprattutto – e qui, sono certa che il maestro Muti sia d’accordo con me perché lo ha dichiarato in passato – che in Italia qualcuno si metta non solo la mano sul cuore, ma faccia andare un po’ il cervello e si decida a inserire nel percorso scolastico una seria educazione alla musica.
Classica? Leggera? Pesante? Moderna?
Buona musica.
C’è spazio per l’una e per l’altra. Proprio come, nella storia, tanti grandi compositori classici sapevano, tanto da attingere ai brani popolari e talvolta ai canti d’osteria. Musica per piangere e per ridere, per il gran teatro di tradizione e per ballare con il coetaneo di cui si è innamorate. Musica come vita. Non mettiamo l’una contro l’altra.
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