«Nell’album Rockstar svelo il mio lato segreto e riparto alla grande»
Ogni donna vorrebbe essere Dolly Parton. Lo ha detto Linda Ronstadt, che con Dolly ed Emmylou Harris ha registrato, nel 1987, l’album “Trio”. Intervistare Parton oggi, alla soglia dei suoi 78 anni (li compirà venerdì), fa capire quanto Linda avesse ragione. Dolly ha venduto più di 100 milioni di dischi, è piena di energia e si intervista (quasi) da sola. Sprizza gioia per il suo approdo alla musica rock, con il doppio album “Rockstar”: «La rockstar sono io!», esclama.
Però lei è la Regina della musica country.
« Ho pubblicato album di musica pop e bluegrass… ho sempre lasciato stare il rock perché mi sono dedicata quasi totalmente alla musica country. Io provengo da lì, è la mia essenza. Ma mio marito è un grande appassionato di musica rock. Stiamo insieme da 60 anni, quindi sono sempre stata circondata dal rock, in casa nostra giravano continuamente i dischi delle vere rockstar. Come può immaginare, i volumi altissimi non mi spaventano».
La sua entrata nella Rock & Roll Hall of Fame, come nel caso di Johnny Cash, è stato l’ennesimo segnale di come il rock sia, soprattutto, un’attitudine alla vita.
« Il rock è esattamente quello. E quest’album ha molto a che fare con la mia introduzione alla Rock & Roll Hall of Fame, nel 2022. Non ho voluto dimostrare nulla di diverso da ciò che sono ma onorare un genere musicale importantissimo, lanciandomi in una performance rock proprio alla cerimonia di Los Angeles».
L’ho vista! Chitarra elettrica e completo di pelle e borchie.
« Il rock richiede un certo tipo di energia, una specie di attitudine d’animo che non ti puoi inventare né costruire, e che io possiedo. Una donna come me, se ha un certo mood, si veste di conseguenza. Guardi la copertina dell’album “Rockstar”… è giunto il momento di mettere in gioco il mio lato segreto».
Ha scritto e cantato “Rockin’” e registrato cover di brani dei Beatles, di Sting e di tante rocker donne. Il suo album ha stupito anche gli scettici.
«“Rockstar” è un album sincero come tutti i miei lavori. Il rock è cuore e istinto, io sono stata me stessa, ho scelto canzoni che amavo e sentivo mie anche se non rientravano nelle “tecniche” di scrittura da me utilizzate in passato. Le idee sono esplose intuitivamente. Il risultato mi soddisfa, c’è un’onestà professionale che mi rappresenta. Rappresenta me, come artista sempre più completa. Perché, questo lo scriva, non si è mai arrivati. Mai».
Dolly Parton è però un’icona del mondo della musica e dello spettacolo. Non si sa molto della sua vita privata, nonostante lei abbia scritto libri biografici.
«Tutto quello che c’è da sapere, da ascoltare e da vedere di me è pubblico, il resto cerco di tenerlo chiuso in un cassetto, scelta che ho condiviso con mio marito, e devo dire che ha funzionato. Mantenere un po’ di mistero fa parte del gioco. Ma tengo a precisare: non è una lamentela. La fama è comunque un privilegio, un obiettivo che mi ero posta sin da ragazzina. Cantavo tutto il giorno e osservavo dalla finestra una signora molto chiacchierata, che vestiva in modo glitter, su tacchi altissimi. Ricordo ancora lo sguardo preoccupato di mamma, quando le dissi: “Non mi importa cosa faccia quella donna, so solo che da grande mi vestirò come lei”. Si può dire che la mia vicina di casa sia stata la mia prima stylist!».
A proposito di moda e stile: ha da poco pubblicato “Behind the Seams: My Life in Rhinestones”.
«Un libro fotografico realizzato per mostrare i miei look, nel corso degli anni, e raccontare la mia grande passione per lo stile e la moda. E’ nato in collaborazione con i miei stylist, i miei assistenti, i miei parrucchieri, che ringrazio perché si prendono cura di me. Tengo molto al mio aspetto: indosso i tacchi alti anche in casa!».
Lei è anche un’imprenditrice e una filantropa, un altro motivo per cui negli Stati Uniti è molto amata.
« Ho creato insieme a mio marito Dollywood, una fondazione che si occupa dell’educazione dei bambini meno fortunati. Non ho avuto figli e, a un certo punto, ho capito il disegno di Dio: posso essere madre di tutti quei bambini. Ed essere un’attivista, contribuire a tante cause. Sono nata in una famiglia modesta, eravamo in 12 figli, e ho sempre pensato che la vita abbia senso se si dona qualcosa agli altri. Essere famosa mi ha permesso di farlo. Ho sempre avuto i piedi per terra grazie all’educazione dei miei genitori e alla vicinanza di mio marito. Per questo, in un certo senso, “Rockstar” è dedicato a lui».
di Eleonora Bagarotti
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