Nelle vecchie osterie piacentine tra Verdi e “Va a plè i pum” fino a Cignatta e Cavallari
I ritmi composti, in musica, differenziano da quelli semplici (il 3/4 ad esempio) in cui c’è un battere e un levare. Nel caso dei 3/8 (o dei 6/8 o dei 9/8 ecc.), invece, ogni ottavo è – insieme – unità di tempo e suddivisione.
Ne parliamo, in questa premessa, perché non tutti i musicisti amatoriali di un tempo conoscevano questa regola. Anche quelli che, tra loro, intonavano Giuseppe Verdi – e ce n’erano, dato che stiamo parlando del mondo delle osterie del primo Novecento, quelle dove anche i grandi tenori come Gianni Poggi iniziarono a intonare più celebri romanze. Così, si levavan le note di “Celeste Aida” insieme a quelle di “T’al digh in Piasintëin”. Ed anche quel 3/8 veniva benissimo, senza studio, naturalmente.
A Piacenza, tra i luoghi storici ricordiamo l’Ustaria dal Canton dal canäl, dove si dilettava il chitarrista Pietro Morini e dove spesso, come Poggi, tanti studenti di canto del Nicolini, ma soprattutto i coristi del Municipale – che in anni addietro non avevo studiato musica, ma erano cantanti amatoriali – passavano a scaldarsi la voce.
Gli strumenti erano tantissimi, c’erano anche il contrabbasso, il violino e la fisarmonica.
E ancora più indietro nel tempo, come non ricordare il celebre Iselli, che nel Dopoguerra a Piacenza si dilettava a suonare il mandolino nelle osterie, seduto in sedia a rotelle. In tanti, all’epoca bazzicavano l’Ustaria dal bambein, nella zona della Lupa.
E c’era poi l’Ustaria Subacchi detto “Subacc”, con il gioco delle bocce, in via Taverna. Inoltre un numero imprecisato nelle periferie e fuori città, si pensi solamente all’Ustaria di Muradolo – che ancora esiste, seppur rinnovata. Sarebbe interessante andare a recuperare documenti negli archivi storici e scriverci sopra un libro.
Un altro mondo di note, quello dei tempi passati, ma neppure poi così lontano.
L’attore Nicola Cavallari, accompagnato dal chitarrista Davide Cignatta, hanno appena iniziato un tour nelle trattorie con lo spirito di quei tempi, tra parole e musica. In un’epoca in cui abbiamo tutti bisogno di rivederci, di ascoltare storie, di ritrovare la gioia nei momenti semplici, questi due sono imperdibili. Davvero.
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