Non aver bisogno d’amore è un superpotere: l’ultima stagione di “Succession”
Potete sempre contare su di me per una hola a “Succession”, la serie HBO creata da Jesse Armstrong, già autore di “Veep”, e prodotta da Will Ferrel e Adam McKay che, arrivata alla sua quarta e ultima stagione (in Italia in onda su Sky), vince in ogni categoria del Festival delle Umiliazioni Familiari scritte e recitate da padreterno (tutti quanti, non solo Brian Cox).
Nelle prime due puntate i Roy “kids” (come vengono chiamati, anche se sono tutti ultra trentenni) sono usciti pesantemente sconfitti nel finale di stagione, complice anche il tradimento di Tom, e la disfatta, per quanto possibile in una famiglia con enormi problemi di fiducia e una ancora più enorme necessità di sentirti dire “bravo” dal padre” li ha uniti.
Nella classica atmosfera surreale dei super ricchi che parlano di miliardi come fossero noccioline e che decidono tutto tra feste, matrimoni, battesimi, come fossero in un film scritto da Mario Puzo, la Waystar sta per essere venduta, i destini delle persone sono attaccati a una telefonata, e imperi possono cadere per una risposta sbagliata, una ripicca, una faida familiare spinta solo un passo più in là. “Le persone sono unità economiche” dice Logan, che si muove nella sua azienda come se volesse uccidere qualcuno “aggirandosi come lo spettro di una guerra atomica”.
Logan è alle corde, forse per la prima volta nella sua lunga vita, e torna dai figli, e sembra sincero quando chiede loro scusa, e sembra, sempre per la prima volta, totalmente disperato e senza altre opzioni.
“Papà era un dio”, dice Roman, l’unico ad avergli mandato un messaggio di auguri per il suo compleanno, l’unico che torna, perché è quello che ha perso meno. Perché non è
Connor, il primogenito ignorato, la cui madre è stata rinchiusa, al quale la fidanzata chiede “Ma sarai ancora abbastanza ricco?”. Non è Connor, che viene lasciato alle prove del matrimonio, che insiste per portare i fratelli al karaoke per cantare “Famous Blue Raincoat”, che ha imparato a vivere senza amore, e ne ha fatto il suo superpotere.
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