Nostalgia “brat pack”, i monelli del cinema anni Ottanta adorati dai teenager

Il cult movie “Breakfast Club” compie 40 anni

Il “brat pack” ovvero la “banda di monelli” è il termine che indicava il gruppo di attori e attrici che durante tutta la decade degli anni Ottanta interpretavano film con tematiche adolescenziali. I due principali registi che abbracciarono questo filone furono Joel Schumacher e John Hughes, ma soprattutto quest’ultimo diede un’identità al genere cinematografico, creando cult movie che resistono ancora oggi, nonostante gli anni. La definizione di “brat pack” fu coniata dal giornalista David Blum in un articolo sulla rivista “New York Magazine” per identificare il gruppo di giovani attori statunitensi impegnati in pellicole dove esplorano le loro pulsioni e inquietudini, storie epiche e avventurose, dal romanticismo di “Sixteen candles – Un compleanno da ricordare”, “Bella in rosa” (“Pretty in pink”) o “St. Elmo’s Fire”, passando per i vampiri di “Ragazzi perduti”, fino al western di “Young guns – Giovani pistole”.
Il termine riprendeva il termine “rat pack” che comprendeva attori degli anni ’50 e ’60 come Frank Sinatra, Dean Martin, Sammy Davis Jr., Humphrey Bogart e Spencer Tracy.
Alcuni nomi del “brat pack” anni 80? Emilio Estevez, Anthony Michael Hall, Rob Lowe, Andrew McCarthy, Demi Moore, Judd Nelson, Molly Ringwald e Ally Sheedy. Ma anche, secondo una lettura più ampia, Michael J. Fox, John Cusack, Sean Penn, Nicolas Cage, Corey Feldman. Quarant’anni fa la svolta: nel 1985, con l’uscita di “Breakfast Club”, il regista John Hughes andava a rivoluzionare i teen-movie, utilizzando cinque personaggi delle scuole superiori dei quali andava a estrapolare il loro mondo, le loro sofferenze e insicurezze. Il film racconta con pochi elementi il conflitto generazionale, la volontà di rimanere sé stessi e la costante paura di dover crescere. Il film presenta ragazzi di estrazione sociale diversa, apparentemente con niente in comune.
I cinque protagonisti della pellicola si ritrovano a dover passare la giornata in punizione nella biblioteca della scuola, ognuno per un motivo differente. Andy, l’atleta e super macho del gruppo, vive un rapporto conflittuale con il padre e bullizza un suo coetaneo per sfogarsi, John subisce le ire di un padre violento e per attirare un po’ di attenzione su di sé ha azionato l’allarme antincendio senza un reale motivo. Brian, invece, è continuamente messo sotto pressione dai suoi genitori e ha per questo tentato il suicidio con una pistola lanciarazzi. Allison vive ignorata dai suoi familiari e per questo il suo aspetto è volutamente trasandato, in punizione perché non ha niente di meglio da fare. Claire vive trattata come una principessa dai genitori che la usano per i loro scopi, e quindi saltare la scuola per fare shopping. “Breakfast Club” è stato scritto in una manciata di giorni e girato interamente in sequenza, la leggenda narra che molti dialoghi siano frutto dell’improvvisazione degli attori e non della sceneggiatura originale. La pellicola racconta perfettamente il come gli altri ci vedono e ci classificano, spesso sapendo poco o nulla del nostro animo. “Chi sono io?” è il tema che il preside gli affida per passare il tempo e che li aiuterà a imparare qualcosa l’uno dall’altro.
I cinque attori protagonisti devono molto a questo film. Andy è Emilio Estevez, che in realtà avrebbe dovuto originariamente interpretare John. Per John è stato invece scelto l’attore Judd Nelson, il quale contribuì moltissimo alla costruzione del look del personaggio. Molly Ringwald, ricopre il ruolo della bella Claire, la quale avrebbe preferito interpretare Allison, ma quel personaggio era già stato promesso ad Ally Sheedy. Anthony Michael Hall, ricopre il ruolo di Brian, per il quale è divenuto popolarissimo. Completano il cast l’attore Paul Gleason nel ruolo del preside Richard Vernon e John Kapelos in quelli del bidello Carl Reed. Il regista John Hughes appare in un cameo alla fine del film come padre di Brian.

Molly Ringwald, autentica star femminile del “brat pack”

Ma è proprio la rossa e iconica Molly Ringwald la vera star del “brat pack”, presente in film come “Sixteen Candles – Un compleanno da ricordare”, “Bella in rosa” e appunto “Breakfast Club”. Commerciale e acclamata dalla critica, in tutti quei film, le interpretazioni della Ringwald hanno rappresentato al meglio gli adolescenti con una sofisticazione emotiva come pochi film prima di loro, per questo è stata definita “la santa patrona degli adolescenti.” Ringwald racconta alla rivista “Variety” che dopo più di quattro decenni come attrice, non stava aspettando questo tipo di onore, ma lo accoglie con favore, notando di non essere stata sommersa di trofei nel corso della sua carriera. «È davvero bello essere riconosciuta in questo modo», dice l’attrice, che ha ricevuto da poco il premio “Vanguard Creativo”.

Quarant’anni pure per i neo laureati di “St. Elmo’s Fire”, diretto da Joel Schumacher

Il mito del “brat pack” è al centro di un documentario realizzato da uno dei suoi stessi pilastri. L’attore Andrew McCarthy ha scritto e diretto “Brats”, una produzione di Abc News Studios già disponibile negli Usa sulla piattaforma di streaming Hulu (in Italia la vedremo probabilmente su Disney+) dedicata al gruppo di attori adolescenti travolti da un incredibile successo durante gli anni 80. Il regista, già autore del libro “Brat: An ’80s Story”, rintraccia i vecchi compagni e con loro discute degli effetti causati dall’essere stati etichettati con il nome “brat pack”, il documentario si trasforma in una sorta di terapia psicologica, più che di un’analisi dei film della “banda dei monelli”. Ci troviamo di fronte ad un viaggio approfondito nel loro mondo, con rivelazioni personali, con attente riflessioni sull’innocenza perduta con il loro ingresso a Hollywood. Nel documentario, grandi assenti, anche se invitata da McCarthy, sono Molly Ringwald e Judd Nelson.

di Massimo Cavozzi

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