Oltre il concorso di Cannes 2023: Rohrwacher e le foto della Rossellini, Moretti e la scena della parata

Al netto dei premiati e degli esclusi, se ripenso alle visioni di questo Cannes 2023, direi che il cinema ci sta dicendo di recuperare la speranza: Kaurismaki, Ceylan, Loach, Wenders, Moretti, Rohrwacher hanno girato opere che vanno dritte al cuore, e che ci ricordano di sperare per l’amore, per il futuro, per la solidarietà, per l’umanità, per la politica, per la sorellanza.

Negli occhi e nella testa mi sono rimaste le immagini di Jonathan Glazer, la mia personale Palma d’Oro che in quel magnifico film glaciale che è “The zone of interest” va molto oltre la banalità del male ma incornicia il male come passaggio indispensabile per coronare i sogni di aspirazione piccolo-borghese dei tedeschi.

E ovviamente quelle della pochezza dell’uomo, protagonista di “About Dry Grasses” del regista turco Nuri Bilge Ceylan, di fronte alla verità delle donne, di quella sopravvissuta a un attentato terroristico, ma anche della sua alunna giovanissima, e delle sue risposte lapidarie di fronte a tutti i suoi disincantati discorsi.

Fa ridere a raccontarlo, ma in questa settimana di tempo sospeso e spazio contemporaneamente circoscritto e immenso, mentre cercavo di vedere Martin Scorsese anche solo da lontano mi sono trovata davanti Leonardo Di Caprio che, da vero gentleman, ha salutato e firmato autografi ai giornalisti in attesa fuori dalla sala delle conferenze stampa, sono passata vicino a Mathieu Amalric e non ho resistito e ho dovuto assolutamente dirgli quanto follemente ho amato il suo film “Serre-moi fort”, ho visto John C. Reilly cantare come un vero crooner mentre la platea aspettava la vincitrice della sezione Un Certain Regard e Valerie Donzelli piangere davanti alla folla in piedi che non smetteva di applaudirla.

Tra i molti momenti indimenticabili, il racconto di Alice Rohrwacher, che, accanto a una meravigliosa e sorridente Isabella Rossellini, ha detto: “Che stai lavorando accanto a una leggenda lo realizzi quando qualcuno porta sul set delle vecchie riviste da spargere in giro nella casa di Flora, e Isabella guarda una copertina e dice “M questa sono io” e dentro c’era un servizio su lei e Isotta dalla nascita agli anni ’80. Ecco, una donna che è sulla prima pagina da quando è nata è una maestra per tutti”.

 

Altra conferenza stampa, altro dietro le quinte stupendo, la ricostruzione di Nanni Moretti del finale de “Il sol dell’avvenire”: “In sceneggiatura avevamo scritto che alla parata finale avremmo inquadrato Valentina Romani, che interpreta Emma, il suo fidanzato polacco e il produttore francese. La scena è ambientata in via dei Fori Imperiali e quindi, a metà film, ai primi di giugno, abbiamo girato tra il Colosseo e Piazza Venezia con gli elefanti e tutte le comparse vestite anni ’50. Poi, mentre giravo il resto del film, ho cominciato a pensare “Bella la scena della parata, bella, ma perché ci sono solo loro? Non potremmo vedere tutti gli attori de “Il sol dell’avvenire?”. Chiamo Procacci. “Che ne dici se tornassero tutti gli attori?” “Bello, ma dobbiamo tornare a via dei Fori Imperiali?” E allora in coda alle riprese, il 21 giugno, convoco tutti, Togliatti, i produttori coreani, tutti. È l’ultimo giorno di riprese, e durante il ciak guardo in macchino e saluto. Durante l’estate però comincio a pensare “Ma perché solo gli attori de “Il sol dell’avvenire?” Chiamo Procacci. “Che ne pensi di far tornare anche gli attori dei miei vecchi film” “Bello. Eh” Allora richiamo tutti, Lina Sastri, Justine Trinca, Mariella Valentini, rigiriamo la scena, sono contento. Poi comincio a pensare “Ma perché non ho chiamato Giulia Lazzarini, perché?”. Scrivo un messaggio a Procacci. “In ginocchio ti chiedo un’altra integrazione al finale”. Mi riscrive. “Ti confesso che per un attimo c’ero cascato”. Io resto muto. Dopo otto minuti mi riscrive. “Ah, ma non è uno scherzo?” E così abbiamo richiamato tutti e girato per la quarta volta anche con Giulia Lazzarini, Anna Bonaiuto, Alba Rohrwacher, Renato Carpentieri”.

A me, che passerei il tempo a leggere, guardare e ascoltare storie, viene solo voglia di ringraziare.

 

 

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