Patrizia De Rossi analizza il fenomeno Måneskin 4 anni dopo la vittoria a Sanremo e dopo l’annuncio del tour di Damiano David

Mentre si avvicina il 75° Festival di Sanremo, che si terrà dall’11 al 15 febbraio, si continua a parlare di Måneskin, gruppo rock esploso quattro anni fa proprio al Festival della canzone italiana e, successivamente, all’Eurovision Song Contest, conquistando fama mondiale. Di questo fenomeno, data  anche la novità legata alla scelta di Damiano, che ha intrapreso una carriera solista, parliamo con la  biografa, giornalista ed esperta rock Patrizia De Rossi, che ha firmato, in poco tempo, due volumi dedicati alla band.
De Rossi, il suo ultimo libro s’intitola “Måneskin né zitti né buoni.  Evoluzione dell’Italian band che ha rivoluzionato il rock mondiale”, si trova online ed è una sorta di seconda puntata dopo “Måneskin italian rock 2.0” (Diarkos, 2022, 176  pagine, 16.50 euro), che ha venduto parecchio. Come mai questo sviluppo in breve tempo?
«Ho fatto un’analisi discografica e del fenomeno Måneskin. Il nuovo libro nasce come evoluzione del primo, che raccontava la storia della band, di come loro avevano iniziato suonando per le strade  di  Roma, vincendo poi un contest e Sanremo. Il volume è andato molto bene, un successo per l’editoria musicale che resta, almeno in Italia, di nicchia. Nel giro di due anni, i Måneskin  hanno vinto di tutto e hanno suonato ovunque. Si è reso necessario un aggiornamento del libro, che ho pubblicato su Amazon per un motivo molto semplice: è destinato a un pubblico giovane e i ragazzi non vanno in libreria,  quindi possono comprarselo, in cartacea e in ebook, online. Il libro racconta tutto quello  che la band ha fatto, inclusi gli ultimi due anni».
La critica si è divisa in due: detrattori e difensori dei Måneskin. Qual è la sua opinione?
«Il mio lavoro è scaturito nel ritratto di un gruppo che doveva, secondo alcuni, durare poco e invece è andato avanti per la sua strada, dimostrando di essere una band seria. IMåneskin non hanno inventato nulla, certo. Ma loro suonano sul palco. Sono credibili e il loro pubblico si identifica in loro, anche in questo “gender fluid”. Io insegno Inglese e sono a contatto ogni giorno con i ragazzi, che oggi sono per certi versi più liberi di un tempo, ma non sanno dove andare e il messaggio che arriva loro è di andare dove uno si sente».
Si dice che i Måneskin siano inaccessibili…
«Io ho avuto contatti con il loro discografico Sony Stefano Karakotch. Mi ha detto che sono blidantissimi, ma gli ha fatto piacere ricevere il mio libro. Sono piuttosto rigidi, un blocco granitico: parlano sempre uno per tutti e quattro, anche ora che Damiano sta facendo la propria strada. Questo dà l’idea di quanto tutti, comunque, si identifichino nel gruppo».
Quanto sono “costruiti”?
«I Måneskin sono stati sicuramente costruiti, ma bene. E’ il segno dei tempi: ai detrattori che attaccano anche me sui social, dicendo che sono finti, “un prodotto di plastica”, dico che sono un prodotto di questo modo nuovo di fare e di fruire della musica. Hanno la struttura tipica della rock band – voce, basso, chitarra e batteria – e hanno un carisma pazzesco».
Damiano sta andando (anche?)  per la sua strada.
«Damiano era già così a 17 anni, carismatico e artistico.  Lo si è visto nel suo ruolo di frontman nel live dei Måneskin al Circo Massimo di Roma, dove prima di loro hanno suonato solo i grandi. La gente si è divertita:  bambini, ragazzi, adulti, genitori… il concerto è stato divertentissimo, c’era Angelina Jolie con i suoi figli che ballavano (esiste un video su Youtube, ndr). Del resto, non vai ad aprire per i Rolling Stones a Las Vegas se no rendi».
I Måneskin hanno superato la prova del nove soprattutto nei live, dunque?
«Come ha detto Cristiano Godano dei Marlene Kuntz, una volta raggiunto il successo, poi ci devi stare tu lì davanti a 70mila persone. Va bene le conoscenze dei manager, ma poi sei tu a dover uscire su un palco. I Måneskin lo hanno fatto e non sono stati fischiati, anzi hanno catturato l’attenzione degli americani, che quando vanno ai concerti parlano, mangiano, passeggiano… I premi riscossi dimostrano che loro parlano una lingua internazionale. Non a caso, sui social ricevo continue richieste di amicizia e interesse da ragazzi dalla Polonia, Filippine, Cile, Lituania, Germania, nord Europa, America del Nord, America del Sud… I Måneskin hanno suonato al Madison Square Garden e c’erano gli americani, non solo gli italo-americani. Ci sono Fan Club ovunque. Ed io credo, e lo spiego nei miei libri, che vi siano validi motivi».
Intanto partirà a settembre 2025 il primo tour mondiale di Damiano David: oltre 30 date tra Europa, Australia, America del Nord, Sudamerica e Asia. Due gli appuntamenti in Italia: il 7 ottobre all’Unipol Forum di Milano e l’11 ottobre al Palazzo dello Sport di Roma. I biglietti sono già in vendita in tutto il mondo.
Il tour (prodotto da Vivo Concerti) partirà l’11 settembre da Varsavia per poi toccare diverse città europee e proseguire in Australia e in Giappone. Dal 7 novembre Damiano sarà protagonista di quattro live in Sudamerica. Il gran finale spetterà alle 11 date in Nord America, dove concluderà il tour il 16 dicembre al The Fillmore di Washington DC.
L’annuncio del tour segue l’uscita di “Born with a broken heart”, secondo brano (dopo “Silverlines”) e primo singolo del progetto solista. Un Uptempo travolgente e carico di energia, caratterizzato da un’atmosfera teatrale adatto alla dimensione live.
Damiano lo ha già presentato in molti talk show mondiali. Ha realizzato tutto restando solo senza la band   –  ha spiegato – trascorrendo molto tempo con amici a Los Angeles (prima del terribile incendio). «Abbiamo fatto campeggio accanto al Joshua Tree e a Malibù. L’ispirazione è sgorgata in modo naturale ed è stata tutta una scoperta, una situazione di leggerezza» rispetto al peso della fama degli ultimi anni con i Måneskin. E nonostante l’aver condiviso il palco e fatto la conoscenza di Mick Jagger, Bruce Springsteen e di altre leggende del rock, Damiano ha ammesso «di avere un po’ di timore», ma l’atmosfera vissuta in America lo ha rincuorato e ha sentito che stava «facendo la cosa giusta».
Ormai è ufficiale che Damiano David sarà il superospite della seconda serata del Festival di Sanremo, mercoledì 12 febbraio. Da lì, forse, chiarirà definitivamente il futuro della band. Intanto, come ha più volte ribadito, nel 2025 correrà da solo.
di Eleonora Bagarotti

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