Per fortuna, Lydia Tár é tante cose
È arrivato anche in sala “Tár” di Todd Field, ennesima grande maratona attoriale per Cate Blanchett, che per questo film ha già vinto la Coppa Volpi a Venezia 2022 e il Golden Globe. Candidato a sei premi Oscar (Miglior Film, Migliore Regia, Migliore Sceneggiatura Originale, Miglior Montaggio, Migliore Fotografia e ovviamente Migliore Attrice) “Tár” (che non è un biopic) racconta la parabola della prima donna della storia a ricoprire il ruolo di direttrice di una delle più importanti orchestre tedesche: il ruolo è stato scritto apposta per la Blanchett.
“Non ho scritto il film pensando a Cate, l’ho scritto per Cate, con Cate – ha commentato Field alla prima mondiale – Ho passato mesi con lei sulla carta, ancora prima che Cate lo sapesse”.
Field, attraverso una scrittura di grande eleganza e complessità, ci mostra tre settimane di vita di una donna con una carriera sfolgorante che con carattere d’acciaio tiene insieme la preparazione di un grande concerto, l’uscita di un libro (Tár on Tár), la compagna, la figlia, le relazioni di lavoro. Ma: mentre sta preparando la direzione della Sinfonia n. 5 di Gustav Mahler (il film è stato girato durante due esibizioni della Filarmonica di Dresda nel settembre 2021 al Kuturpalast), Lydia Tár viene accusata di aver favorito l’ingresso in orchestra di una violoncellista: a questo episodio si aggiungono una serie di video compromettenti (ma manipolati) che finiscono in rete e, infine, una pioggia di denunce di altre presunte molestie.
Sempre più lanciata verso il ruolo divino della nuova Garbo, Blanchett dipinge con grande raffinatezza un personaggio femminile famoso, potente e apertamente gay (“Ur-Lesbian” si definisce Lydia Tár nel film), circondata da un grande cast di altre donne: Lydia é sgradevole, prepotente, ossessiva, capacissima di usare il suo potere da rockstar in ogni situazione.
Lydia Tár è una donna con problemi da uomo e problemi da donna: la sua relazione scricchiola, la sua bambina viene bullizzata a scuola, qualcuno le manda un regalo anonimo che forse nascondo una minaccia, dall’appartamento dei vicini arrivano strani rumori, la nuova violoncellista russa cattura la sua attenzione. Il mondo solido intorno a lei comincia a decomporsi, e il film si avventura nei territori frequentati da registi come Haneke, Polanski e Kubrick, gente che si è interrogata per anni sulla complessa natura umana, lasciando aperta, come fa Field, una serie di domande. Non sappiamo come comportarci: dobbiamo tifare per Tár perché è una donna geniale anche se è un predatore, un mostro, un bullo che svergogna gli adulti e minaccia i bambini? O dobbiamo empatizzare con Tár perché è una vittima antica della cultura contemporanea?
Field ci tratta da spettatori intelligenti: il minimo che gli dobbiamo è cercare di essere tali.
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