Perché Sanremo è Sanremo. Un piccolo consiglio ad Amadeus per il 2023
Riflettevo sulla presenza del Festival di Sanremo nelle case degli italiani, trascorsi due decenni del nuovo secolo. Inutile girarci intorno: Sanremo, e gli ascolti parlano chiaro, rappresenta uno di quei lunghi eventi in grado di raccogliere attorno a sé un po’ tutta l’Italia. Cioé, dati alla mano, non proprio tutta ma sicuramente un’ampia parte.
Nelle ultime edizioni – non solo quella dell’anno scorso con la celebrata vittoria dei Måneskin – tuttavia la direzione artistica ha amplificato sempre più l’internazionalità della manifestazione.
Quest’anno, esemplare è stata la serata dedicata alle cover. Ma un’altra carta vincente è stata l’alternanza con la cultura italiana, quella della canzone d’autore, anche importante, con un pop/rap/dance più immediato: per questo motivo, all’Ariston abbiamo anche ritrovato nomi come Giovanni Truppi duettare Fabrizio De Andrè (“Nella mia ora di libertà”) con l’immenso Vinicio Capossela e l’amico Mauro Pagani all’armonica a bocca. Il tutto, dopo un’apertura di serata dedicata ad Aretha Franklin con un’improbabile interpretazione di Noemi del masterpiece di Carol King, “You make me feel like a natural woman”.
Questo era solo l’inizio della penultima serata, ed è solo un assaggio per questo blog di una ricetta molto più ricca e complessa, che ancora attrae per la curiosità, il glamour, i superospiti, i temi sociali, le co-conduttrici (Sabrina Ferilli, pensaci tu a togliere un po’ di prosopopea…) e il podio finale: Blanco e Mahmood al primo posto mentre al secondo e al terzo (i pluripremiati) Elisa e Gianni Morandi.
Tutto è bene quel che finisce bene. E, tutto sommato, questa edizione si è contraddistinta comunque grazie a un pizzico di diversità: i molti brani in inglese, Drusilla, i monologhi impegnati… non ho la pretesa di pensare che Amadeus (e i suoi autori) abbia avuto il tempo di improvvisare una scaletta in diretta ma sarebbe stato bello cogliere l’occasione della Giornata dei calzini spaiati per invitare una delle tante orchestre composte da ragazzini speciali. A Piacenza, per esempio, abbiamo MusicAlia. Il prossimo anno, magari?
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