Politica e società, musica impegnata e d’intrattenimento

In attesa del riconteggio dei voti, ma dopo aver accolto il verdetto della vittoria di Joe Biden alle elezioni americane, oggi voglio tornare sul ruolo della musica nella campagna elettorale. O meglio: sul ruolo COMUNITARIO che la musica assume in qualsiasi momento aggregativo, non solo politico. La sua energia, il suo potere lo conoscono tutti, anche quei presidenti (o ex presidenti?) che non sembrano essere particolarmente avvezzi a una cultura musicale. Soprattutto, quegli ex presidenti non piacciono ai rocker più amati – da Tom Petty (che, purtroppo, non è più con noi, ma la cui famiglia è subito insorta all’idea che Trump utilizzasse il brano “I Won’t Back Down”) a Bruce Springsteen (già schierato a favore di Hillary Clinton e, ancora prima, di Barack Obama).


Insomma, a livello di colonna sonora, a Joe Biden è andata sicuramente meglio. Non esprimo un giudizio su chi si schiera da una parte o dall’altra. Credo che ogni musicista abbia il diritto di farlo, se crede, o di non farlo affatto. Ho molto apprezzato quando David Bowie, intervistato da Adriano Celentano in un programma Rai, ha sbottato all’incalzante domanda che lo spingeva verso il sentirsi portavoce di un messaggio pacifico. Non tutti devono scrivere per forza “Imagine” – anche se, personalmente, benedico il cielo perché qualcuno lo ha fatto. Inoltre, ho sempre amato i Fleetwood Mac, molto prima di quando festeggiarono Bill Clinton. “Don’t Stop” di Christine McVie è un monito al cambiamento in tutte le esperienze della nostra vita, non vale solo per il Campidoglio.


La musica, come tutta l’arte, evoca pensieri, sensazioni e posizioni senza esplicitarle.
Il pensiero corre su due binari: quello di un repertorio impegnato, di cui gli americani sono i padri (da Bob Dylan, anzi da Woody Guthrie&C., per non parlare del Blues come canto di libertà dalla schiavitù), e quello di un repertorio musicale non impegnato. Ma attenzione: quest’ultimo, magari solo strumentale, possiede ugualmente un’energia, una potenza, una corrente in grado di trascinare le folle anche senza contenuti letterari dichiarati. Ci sarà sempre una “Blowin’ In The Wind” che corre parallela a una “Birdland”.
E va bene così.

 

 

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