Quando Hugh Hefner scoprì il talento di Aretha Franklin
Nei Playboy Club di Hugh Hefner, il primo dei quali venne aperto a Chicago nel 1960, le conigliette non erano la sola attrazione. Hefner la presentò così: “Sono onorato di presentare il prossimo spettacolo. Date il benvenuto a uno dei più incredibili talenti che arriva da qui vicino, Detroit, Michigan: Aretha Frankin“.
Oltre ad aver fondato la famosa rivista, Hefner era anche un volto noto televisivo e nel suo programma aveva già combattuto la segregazione invitando i migliori artisti americani, di qualunque razza. “Era una formula che volevo replicare nei miei club” disse in un’intervista.
Detto, fatto. Hef capì che Aretha Franklin aveva talento quando nessuno conosceva Aretha Franklin. La cantante dirà anni dopo che “l’unico posto in cui si è esibita per un pubblico di bianchi senza dover entrare dalla cucina è stato il Playboy Club”. Ed era questo che pensava Hef: “Non m’interessa cosa pensa il resto del mondo, credo che vada bene e valga la pena farlo esplorare tutto dal nostro pubblico”.
Oltre ad Aretha, il Club ospitò molti musicisti in ascesa. Come Ray Charles, Sam Cooke e Bette Midler. I migliori artisti bianchi e neri lavoravano lì e il Club iniziava a diventare un punto di riferimento sociale. Un posto da vedere. Tanto che il palco nell’attivo ospitava i migliori comici, tra i quali Milton Berle e future promesse come Steve Martin, George Carlin e un giovane comico sconosciuto di nome Dick Gregory, che Hefner&Soci avevano scoperto in un club per neri della città.
All’epoca ai comici neri non era permesso di alzarsi in un club per bianchi e parlare. Hefner però la pensava diversamente e tutti i suoi artisti e artiste, in campo attoriale o musicale, finirono ben presto sul Time e al Jack Paar Show.
E una bella sera, a Chicago Dick Gregory disse: “Di questo passo, tra 30 anni un negro potrà diventare presidente”. Quella frase fu proverbiale. E un pezzetto di strada di quei 30 anni è stato compiuto anche grazie a Hugh Hefner.
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