Quando nei videogiochi i cattivi non piacciono ma sono i protagonisti
Tra i titoli celebri The Boys, il fantascientifico Fable e Mass Effect spesso i comportamenti sono violenti, a volte ambigui e malvagi
Il fascino del male è molto meno forte di quel che si possa pensare. Fa più rumore, attira di più l’attenzione, ma alla fine è il bene che continua a essere apprezzato, in moltissime situazioni. Certo, l’eroe senza macchia e senza paura di un tempo viene spesso sostituito da personaggi tormentati, più ambigui, non sempre irreprensibili. Al cinema, in letteratura, nelle serie televisive e nei fumetti se ne incontrano tanti. E sono spesso molto chiacchierati. In alcune storie il confine si fa labile. Giusto per fare un esempio tra i tanti, potremmo citare la popolare serie The Boys, che segue le vicende di un gruppo di supereroi corrotti ed egocentrici, in cui anche chi sta dalla parte del bene ha come minimo qualche morto sulla coscienza. Nonostante sia molto discussa, The Boys resta comunque una serie che non potrà mai raggiungere un pubblico davvero mainstream, anche per via della sua elevata violenza. E quel pubblico di massa continua a seguire in larga parte eroi forse tormentati e sfiduciati, ma che riescono a tenere salda la loro bussola morale.
In questo scenario contemporaneo, i videogiochi risultano ancor più interessanti da osservare. In primo luogo, sono spesso accusati di causare comportamenti violenti, di essere i mandanti indiretti delle stragi, di accrescere l’aggressività dei bambini. A distanza di ormai più di cinquant’anni dalla loro apparizione commerciale, nessuno studio scientifico è riuscito a dimostrare che ci sia un nesso stabile tra videogiochi e comportamenti violenti, ma questo luogo comune rimane ben saldo nella mente di molti.
In secondo luogo, in diversi videogiochi siamo noi a poter scegliere quali azioni moralmente orientate compirà il nostro protagonista. Possiamo agire come i classici eroi irreprensibili e incorruttibili, oppure possiamo essere dei machiavellici doppiogiochisti sempre pronti a sfruttare a nostro vantaggio le debolezze altrui. In certi casi, possiamo anche decidere di essere dei veri e propri malvagi che non si fanno problemi a sterminare degli innocenti per un sadico piacere. A un primo impatto, ci si aspetterebbe che molti siano attratti dal male e vogliano giocare nei panni dei “cattivi”. Eppure i dati, quando sono disponibili, mostrano un quadro che è l’esatto opposto. Facciamo un paio di esempi concreti.
Fable è una serie di videogiochi fantasy in cui possiamo essere un eroe (o un’eroina) magnanimo o un tremendo despota luciferino. Gli stessi creatori della serie si aspettavano che moltissimi giocatori si sarebbero divertiti a razziare, uccidere innocenti e tiranneggiare. Anche per questo, avevano investito un gran numero di tempo ed energie nell’immaginare ciò che avrebbe potuto fare il protagonista malvagio. Eppure si resero poi conto che solo un giocatore su cinque giocava nei panni del cattivo. Gli altri facevano i buoni.
Un altro esempio analogo è Mass Effect, una serie di videogiochi di fantascienza in cui, nei panni del comandante Shepard, dobbiamo salvare l’intera galassia da una pericolosa minaccia aliena. Possiamo raggiungere questo traguardo attraverso due approcci, che il gioco chiama Paragon e Renegade. Nel primo caso, il nostro (o la nostra) Shepard sarà un eroe altruista, propositivo, che farà sempre il possibile per salvare il maggior numero di persone. Le azioni Renegade, al contrario, sono quelle di un comandante Shepard che non si fa problemi a salvare milioni di vite pur di vincere la guerra galattica. Oltre il 70% dei giocatori scelgono l’approccio Paragon. Una maggioranza schiacciante.
di Francesco Toniolo
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