Sei più brat o demure? Ecco il significato delle tendenze di stile che spopolano su TikTok

Non c’è estate senza una nuova tendenza social, e ora che la “bella stagione” volge al termine, è interessante analizzare quello che è stato il tormentone di quest’anno, legato a stretto filo a due parole ben precise: “brat” e “demure”. Si tratta di due termini che fanno riferimento a due estetiche diametralmente opposte, e che sono, in primo luogo, collegati al mondo della moda e del beauty, indicando una precisa identità di stile. Nel primo caso, con “brat” si intende uno stile appariscente, ribelle, vistoso: la popstar Madonna, ad esempio, può essere considerata una “brat girl”, in quanto ha sempre preferito abiti e accessori che puntassero sulla provocazione, sull’eccesso, sullo sfarzo – volti tutti ad esaltarne la sua personalità dirompente ed eversiva. Al contrario, è “demure” una donna che predilige uno stile sobrio, elegante, lineare, senza eccessi: l’ex Spice Girl Victoria Beckham, ad esempio, può essere inserita tra le “demure girl”, in quanto rappresenta un’icona di stile più raffinato e minimalista. In altre parole, “brat” e “demure” sono etichette (le ennesime!) agli antipodi in cui le donne possono identificarsi.

Ma qual è l’origine del fenomeno di ciascuna parola? Partiamo con “brat”, visto che il termine ha iniziato a spopolare sui social già dall’inizio di questa estate. In origine, c’è la copertina di un nuovo album della cantautrice britannica Charli XCX – all’anagrafe Charlotte Emma Aitchison – intitolato, per l’appunto, “Brat” e che viene pubblicizzato agli inizi di giugno con un post su Instagram. Si tratta di una cover caratterizzata da un verde acido, pungente, accompagnato da una scritta (“Brat”, appunto) in carattere Arial Narrow, completamente sgranato. Un’immagine all’apparenza innocua – anzi, per certi versi anche esteticamente sgradevole – ma dietro cui si nasconde il grido di una “ragazza ribelle” che se ne frega dello stile elegante e raffinato e che preferisce imporre la propria personalità con tonalità forti, appariscenti. Da lì in avanti, il resto è storia: lo stile “brat” inizia a imperversare sui social attraverso post, reel, storie, in cui molte utenti e content creator – affascinate da un’identità controcorrente, indipendente e sfacciata – si sono unite al coro delle “ragazze ribelli”. Persino la candidata democratica alla Presidenza degli Stati Uniti d’America, Kamala Harris, è stata associata al fenomeno delle “brat girl”, per la sua irriverenza e tenacia ad aprirsi ad un mondo rude ed escludente – come quello della politica – da sempre dominato dai “maschi”. A fare da contraltare alla parola “brat”, come detto, c’è “demure”: il termine anglofono – caduto oramai in disuso da tempo e sconosciuto in larga parte persino ai madrelingua – è tornato alla ribalta grazie alla tiktoker Jools Lebron, icona di stile e moda sulla popolare piattaforma. Con il motto “Very demure, very mindful”, la star dei social in pochi giorni ha dato il via ad una nuova tendenza fondata su un’estetica chic, lineare e discreta, decisamente “più appropriata” rispetto a quella suggerita dalle “brat girl”. Peccato che non tutti sanno che il tormentone avviato da Jools Lebron all’insegna di “demure” nasce, in realtà, come una boutade: lo scopo reale del trend da parte della content creator era, infatti, quello di burlarsi dell’idea secondo cui molte donne – per cercare approvazione ed essere prese sul serio – puntano su uno stile più morigerato, composto, “a modo”.

L’idea sottesa alla provocazione insita in “very demure, very mindful” è, ancora una volta, un grido di ribellione nei confronti di una società che vorrebbe le donne piegate ad un certo stile di vita, magari reprimendo la propria indipendenza e il proprio desiderio di autodeterminazione. Nonostante gli intenti ironici – più da “brat girl”, verrebbe da dire – con cui Jools Lebron ha diffuso il trend di “demure”, la parola è diventata presto un fenomeno di tendenza tra le diverse content creator al punto che si appresta a segnare la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno. Proprio in questi giorni, infatti, impazzano foto e reel con consigli di bellezza su come diventare la perfetta “ragazza demure”, prediligendo abiti dai colori sobri e dalle forme lineari, così come accessori ridotti al minimo che eliminano qualsiasi sfarzo. È, tuttavia, interessante notare come una tendenza che è nata come fenomeno di rottura, come voglia di emancipazione, sia rimasta vittima di un impensabile cortocircuito, in cui anziché criticare questo modo arcaico di percepire la figura femminile, venga accolto come stile di vita da sponsorizzare. Ma lo abbiamo detto sin dall’inizio: “brat” e “demure” sono le ennesime etichette imposte dalla società – anche quella virtuale promossa dai social – in cui è più facile polarizzare un discorso; e questo anche per via di una maggiore accessibilità alle stesse piattaforme, che devono essere immediatamente leggibili a qualsiasi utente. È un bene o un male? Fortunatamente, come tutti i trend che (stra)popolano i social, anche quella del “demure”, così come già accaduto per “brat”, si avvia già verso il viale del tramonto, pronta a essere sostituita da una nuova tendenza che apparirà al prossimo click o ad un nuovo scrolling compulsivo da parte dell’utenza, sempre più avida di contenuti mordi- e-fuggi – e di cui è difficile cristallizzare il ricordo. Meno male.

di Fabrizia Malgieri

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