Stewart Copeland, l’ex Police dai pigmei alle grandi orchestre sinfoniche
Torniamo a parlare di ex Police, questa volta del batterista Stewart Copeland.
“Vent’anni fa c’era un ragazzino con la mia faccia lassù sullo schermo, il mondo intero gli ha dato una bella occhiata e ora eccolo ancora qui, che mi incombe sulla spalla. E’ quasi invisibile dopo tutti questi anni, i passanti non lo notano, ma ci sono ambienti nei quali tutti riescono a vederlo. E allora è lui che vedono, non me. E accadono le cose più strane”.
Così Copeland si presenta nella sua autobiografia, uscita tempo fa per Minimum Fax: s’intitola “Stewart Copeland. Strange Things Happen. La mia vita con i Police, il polo e i pigmei”. E proprio in quelle righe, così come in molti suoi album da solista, l’ex Police si racconta, a partire dalla sua infanzia in Libano, figlio di un agente della CIA sotto copertura, ai viaggi da documentarista fra i pigmei del Congo. Esperienze che, nel loro insieme, lo hanno condotto a diverse, inevitabili, interessantissime “divagazioni musicali”. Non solo Rock, insomma, per colui che l’americano Rolling Stone ha incoronato come uno dei cinque migliori batteristi di tutti i tempi.
In tempi recenti, Stewart è tornato dal vivo con esperienze di ampio respiro. Per lui, i generi sono solo inutili etichette. Tra le altre, citiamo quella con la San Diego Symphony Orchestra, che ha riscosso enorme successo. E poiché le percussioni, le colonne sonore da lui scritte ed anche le canzoni più celebri dei Police, lì in mezzo ci stanno sempre e comunque benissimo, si è trattato di una prima assoluta mentre ora è in corso una tournée americana. E alla fine, ci sarà anche quella europea. L’Italia? Attendiamo con fiducia.
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