Strano is the new normal: Wednesday


In realtà non volevo approfondire l’argomento “Wednesday” ma mi è arrivata qualche domanda e chiunque chieda il mio parere su qualcosa merita una risposta articolata: la nuova serie Netflix è un (altro) racconto teen che si muove tra la dark comedy, il mistery e il fantasy. Prodotta e in parte diretta dal re dei weirdos Tim Burton, “Wednesday”, spin off del grande classico “La famiglia Addams” degli anni ‘60, quando ancora si chiamavano telefilm, già saccheggiato da film e animazioni, è una storia originale creata da Alfred Gough e Miles Millar, che vengono da “Smallville” e da “The Shannara Cronicles”, che immagina l’adolescenza del famoso personaggio della figlia maggiore Wednesday Addams.

 


Arrivata alla Nevermore Academy, un collegio esclusivo per “outcasts” (mi pare che per la traduzione italiana abbiano usato “reietti”), ovvero vampiri, sirene, gorgoni, lupi mannari e altre peculiarità che sono anche tutti sinonimi di privilegiati, Wednesday, “reietta tra i reietti”, unica figura in bianco e nero, comincia a indagare su una serie di omicidi avvenuti a Jericho, il paese che vive di indotto della Nevermore. Tra mostri, sospetti, società segrete, innamoramenti, la serie è una produzione così figlia dell’algoritmo da risultare veramente poco emozionante.

 


Mini misteri, mini drammi, mini relazioni, tutto è in versione ridotta qui, e se devo tirare le fila “Wednesday” è un prodotto piacevole da guardare con mio figlio undicenne che è esattamente il suo target. Ho mille milioni anni, come faccio a entusiasmarmi guardando Christina Ricci (che ha interpretato Wednesday nei due film del 1991 e del 1993 diretti da Barry Sonnenfeld) fare l’insegnante di botanica? (Mi entusiasma molto invece quando la vedo fare l’infermiera della casa di riposo in “Yellowjackets”, agente del caos che si trova a suo agio in un incidente catastrofico, nel sequestro, nel ricatto, nel nascondere un cadavere).


E certo che sono stata una ragazzina solitaria e diffidente che immaginava sé stessa come una scrittrice di romanzi horror in una stanza con la tappezzeria a ragni (non so cosa darei per ritrovare quell’orribile disegno delle medie). E certo che per anni mi sono vestita completamente di nero e ho amato Winona Ryder e Tim Burton, ma per legittima difesa: se non si può negare una diversità, tanto vale renderla minimamente stilosa.

 


Se avessi avuto la possibilità di scegliere sarei stata una Enid colorata e aperta al mondo: per me è lei la vera sorpresa di “Wednesday”. Jenna Ortega funziona, e comunica benissimo le sue Helena Bonham-Carter Vibes, ma io avrei davvero voluto essere la Enid di Emma Myers: non la ragazzina cupa che tiene tutti a distanza, ma un’adolescente capace di risolvere i propri conflitti con i genitori senza tante menate, di restare a fianco degli amici, e di essere glamour. Wednesday per me è un personaggio che cerca attenzione e mi ricorda veramente troppo quella che ero per piacermi. Lo strano, lo strano, stavamo meglio quando non c’era tutta questa celebrazione dello strano, mi sembra che ormai lo abbiamo incluso abbastanza lo strano, o ancora no?

 

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