Torna al cinema “Donnie Darko”, supereroe tragico di un universo parallelo
Ci sono alcuni registi che nel tempo hanno lasciato il loro segno nella nostra testa e nei nostri occhi: è alle loro immagini che torniamo, per ricordare, per ripensare, per trovare il senso che cerchiamo. Registi come David Lynch, David Cronenberg, Christopher Nolan, Darren Aronovksy, Charlie Kaufman, Lars Von Trier, che hanno lanciato domande, disseminato indizi, sfidato la nostra capacità di interpretazione: uno di questi è sicuramente Richard Kelly, che a 26 anni, con il suo film d’esordio, “Donnie Darko”, ci ha consegnato un’opera complessa ed enigmatica, che ancora oggi, a distanza di oltre vent’anni, continua ad intrigare e ad attirare nuovi spettatori. L’occasione è quella del ritorno in sala (anco5ra oggi, mercoledì 5 giugno, all’Uci Cinema Piacenza) nella versione Director’s Cut restaurata in 4K, distribuita da Notorious Pictures. Donald “Donnie” Darko (Jake Gyllenhall, nel ruolo che lo ha portato all’attenzione del grande pubblico) è un teenager che soffre di sonnambulismo, in cura per un qualche tipo di disturbo di personalità. Le prime scene ci introducono nel suo mondo: il risveglio in una collina che guarda sulla città, il ritorno a casa in bici, il conflitto generazionale tra i genitori repubblicani e la sorella maggiore democratica, una vita apparentemente normale.
Una notte, sempre sonnambulo, esce di casa guidato dalla voce di una mostruosa figura in costume da coniglio, Frank, che gli dice che il mondo finirà tra 28 giorni, 6 ore, 42 minuti e 12 secondi. Donnie si risveglia al mattino in un campo da golf e quando torna a casa la trova devastata dal motore di un jet, precipitato dal cielo esattamente nella sua camera da letto. Scampato all’incidente, il ragazzo, guidato da Frank, inizia un viaggio ossessivo nei misteri del viaggio del tempo: sul suo percorso ci sono alcuni adulti che si riveleranno personaggi fondamentali, come la professoressa Karen Pomeroy (Drew Barrymore), il motivatore Jim Cunnigham (Patrick Swayze) Roberta Sparrow, una insegnante in pensione che i ragazzi del luogo chiamano Nonna Morte, e Gretchen Ross (Jena Malone), una ragazza che si è da poco trasferita in città. Il film, girato in soli 28 giorni (anche per Kelley era questione di vita o di morte), uscito nell’ottobre 2001 negli Stati Uniti, ha anche una storia distributiva complessa: all’epoca, a seguito del massacro della Columbine High School del 1999 e dell’attacco dell’11 settembre, questa storia cupa ammantata di morte si scontrava con il lutto che affliggeva la nazione.
Ma nel tempo, grazie al passaparola, “Donnie Darko” arrivò a conquistarsi un suo pubblico, che si moltiplicò con le uscite in Europa del 2002 e con la distribuzione in home video, fino a diventare, nella versione director’s cut riproposta al cinema nel 2004 (che lo ha portato anche ad essere presentato fuori concorso alla 61esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia come titolo di mezzanotte), un vero e proprio fenomeno di culto. Ibrido folle tra teen drama, fantascienza, spaccato sociale della borghesia dopata dell’era reaganiana, thriller psicologico e romanzo di formazione, il film vive negli e degli anni ’80, dei film di John Hughes e delle atmosfere di David Lynch, dei libri di Stephen King (all’inizio del film la madre legge “It”), della favolosa colonna sonora che mescola Echo and the Bunnymen, The Church, Duran Duran (lo show del corpo di ballo della sorella minore su “Notorious” è una grande scena di cinema), Joy Division e una versione di “Mad World” dei Tears for Fears cantata da Gary Jules che ha fatto il giro del mondo. Ispirato al concetto di viaggio nel tempo e universi paralleli raccontati nel libro “A brief history of time” di Stephen Hawking, il film gira intorno a un paradosso temporale: il 2 ottobre 1988 il tempo si sdoppia e nell’universo parallelo Donnie è “una specie di supereroe” come gli dice Gretchen, una figura tragica che diventa un vero eroe quando realizza che con le sue scelte “può tornare indietro nel tempo, e cambiare tutte quei momenti di dolore e buio con qualcosa di meglio”. Un eroe adolescente che attacca gli adulti che lo circondano, che rifiuta di mettere una x sulla linea della vita tra amore e paura, che abbraccia la complessità del presente e del futuro, per quanto disperato possa essere.
di Barbara Belzini
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