Tutti pazzi per i CCCP, tra un doppio album, tre concerti a Berlino e un tour estivo

 

La conferenza stampa si svolge in una palestra, secondo un’attitudine tutt’altro che formale, ma la coda sin dal primo mattino denota un fatto ormai assodato: tutti – tutti, anche i più blasonati – vanno pazzi per i CCCP. E l’altra mattina, in un insolitamente tiepido febbraio, nel cuore della propria città il gruppo ha annunciato un album con inediti e, soprattutto, un tour estivo in Italia.
La notizia ha subito fatto il giro, suscitando – come, del resto, la mostra in corso ai Chiostri di San Pietro di Reggio Emilia “Felicitazioni!CCCP- Fedeli alla linea. 1984-2024”, già visitata da oltre 34mila persone e che proseguirà fino al 10 marzo – il consueto clamore. «Fanno bene!», «Non vedo l’ora», «Male, non sono coerenti», «È solo business, cosa c’entra l’attitudine punk?».
La risposta, probabilmente, è più semplice di quel che si possa pensare:chi sale in palco una volta, ci sale per sempre. Perché la musica è un fuoco che brucia anche sotto la cenere. E il punk, come il rock e tutto il resto, è ormai storia. Una storia che si può, come in questo caso, celebrare. Chi mai potrebbe avere maggior diritto di farlo, se non i diretti interessati?


Così, l’album “Altro Che Nuovo Nuovo”, con le novità “Oi Oi Oi”, “Sexy Soviet” e “Onde”, uscirà venerdì alla vigilia dei tre concerti della band a Berlino, “CCCP in DDDR”, naturalmente tutti esauriti.
«Stiamo vivendo una seconda carriera» spiegano candidamente, senza alcun imbarazzo. A proposito dell’album, la perla è il ritrovamento delle registrazioni del primo concerto. «Non ci interessava l’idea della fama. Riportare in vita un nastro smagnetizzato di 40 anni fa sembra un’operazione di marketing eccellente e invece è stato frutto del caso, come tutto ciò che ci riguarda», ha spiegato Massimo Zamboni.
Un caso che, di sicuro, ha reso felici oltre 200 fan, con i quali Zamboni, Annarella, Danilo Fatur e Giovanni Lindo Ferretti hanno scambiato abbracci, selfie e parole tutt’altro che vuote. Poi tutti a casa, con l’edizione limitata del doppio album, edito da Universal.

«I Cccp sono la storia di un palcoscenico non di un disco – ha detto in conferenza Giovanni Lindo Ferretti -. Questo album può rappresentare benissimo un nuovo inizio».
Senza nulla togliere al parterre intellettuale, e musicalmente denso, di Massimo Zamboni, Fatur e Annarella, lo sguardo tende sempre a posarsi su Lindo Ferretti. Carismatico, bizzarro, intellettuale, cristallino, rivoltoso, sghembo, oltraggioso, ritirato, ridestato. Fedele alla SUAlinea.
Qualche anno fa, ha scritto un libro che bisognerebbe studiare nelle Facoltà di Filosofia – e non solo. S’intitola “Reduce” e c’è tutto quel che serve a comprendere i suoi movimenti, incluso questo ritorno.
«Sono generazione su generazione erede di una famiglia di montagna che da tempo immemorabile ha fatto della pastorizia il suo sostentamento». Così si presentava ai lettori, disegnando il suo ritorno alle origini a Cerreto Alpi, sull’Appennino: un paese di un centinaio di persone in provincia di Reggio Emilia, dove trascorre serenamente il tempo tra la casa, la chiesa e i cavalli. «Non è una vita comoda. E’ una vita bella e ragionevole. Per qualcuno, anche doverosa. Continuo a stupirmi di come si possa pensare che la vita sia solo in città».

Ed è con questo spirito che Giovanni Lindo Ferretti è tornato sotto i riflettori, con un senso di identità forte, l’unico ingrediente indispensabile per celebrare il proprio passato.
Un altro suo libro s’intitola “Non invano”. «La fede è pacificazione e tormento. Non c’è contraddizione. O meglio è una contraddizione fondante, irrisolvibile fino allo spirare» ha detto a proposito del suo essere cattolico praticante. Semi che vanno in profondità e, probabilmente, per trasformarsi in comprensione hanno bisogno di tempo e di ascolto.
Quello di cui non hanno bisogno le parole di Lindo Ferretti è, sicuramente, la velocità dei social, dei commenti sotto una sua fotografia con la Meloni, che può voler dire – politicamente – tutto e niente, specialmente al giorno d’oggi.
O, ancora, la sua posizione – a dir poco reazionaria e duramente criticata dai fan della prima ora dei CCCP – antiabortista. Per lui, pasolinianamente, quel pensiero era un segno di rispetto verso la vita, di coerenza da parte del suo vivere la vita da cattolico praticante. Fuori dal tempo, certamente scomodo, impraticabile, scandaloso. Eppure, questo Lindo Ferretti, a me continua a piacere un sacco.

di Eleonora Bagarotti

Le immagini di questo servizio sono di Michele Lapini e Guido Harari

 

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