Un Gala lirico in San Lorenzo ci ricorda chi siamo
Italiani, popolo di santi, poeti e navigatori. E cantanti. Me ne rendo conto ogni volta che, anche al di fuori dei circuiti ufficiali, assisto a spettacoli – che in America (ad esempio) applaudirebbero pagando fior di biglietto – realizzati con pochi mezzi, grazie alla volontà e alla creatività di organizzatori e interpreti.
E’ accaduto una settimana fa, nell’ex chiesa di San Lorenzo a Piacenza (dove il giorno prima si erano svolti altri due bei momenti), con il Gala lirico in memoria di Nelio Pavesi organizzato da Tampa Lirica e Comune.
Giuseppina Campolonghi e Riccardo Buscarini hanno saputo immaginare scene, movenze e coreografie su un semplice palco transennato per i lavori in corso. Uno spazio modesto, dove tuttavia persino tre danzatrici (Sabrina Fontanella, Eleonora Lambertini, Silvia Corradi) hanno saputo destreggiarsi e gli splendidi costumi di Artemio Cabassi hanno reso onore alla tradizione delle più celebri messe in scena, con un lavoro di luci e audio tutt’altro che semplice a cura di Marco Ogliosi.
Ampio spazio iniziale a Rigoletto con il tenore Danilo Formaggia, in combutta con Juliusz Loranzi (il basso protagonista con Susie Georgiadis dell’introduttiva “Ouverture” dalle mozartiane Nozze di Figaro), con il baritono Simone Tansini e il tenore Andrea Galli, oltre al soprano Francesca Arena. Last but not least, Marzio Giossi, baritono in prima linea anche nel duetto con il soprano Svetlana Kalinichenko.
Si applaude, calorosamente. Non solo per l’occasione significativa, ma per la musica. Per l’interpretazione, adattata al contesto, dei Solisti dell’Orchestra delle Terre Verdiane diretti da Stefano Giaroli. E per gli interpreti. Il melodramma, noi italiani e soprattutto noi piacentini, ce l’abbiamo un po’ tutti nel Dna. Non è cosa da poco, ricordiamocelo santo cielo!
E’ Renata Campanella, nella seconda parte della serata, la stella più brillante. L’avvio è solo un assaggio, in duo con la collega Kalinichenko (che sentiremo, poco dopo, con Formaggia in “Verranno a te sull’aure…” dalla Lucia di Lammermoor di Donizetti), del II Atto della Norma di Bellini. E dopo “Il balen del suo sorriso” dal Trovatore, interpretato dal baritono Valentino Salvini (unico cantante tra i protagonisti dell’evento precedente in San Lorenzo), e una Geogiadis che ben calza il ruolo del classico d’operetta di Lehàr, La Vedova Allegra, il crescendo giunge infine al I Atto di Turandot: sul palco sale il soprano Arena, a seguire Formaggia, Loranzi e quindi Tansini. Ma è Renata Campanella che, con sapiente bravura, funge da armonioso collegamento, scagliando gorgheggi con intensità, domande insolute e imperative a tutti.
Occhi del pubblico puntati, alla fine il cuore soddisfatto. Il melodramma possiede molti meriti, di sicuro ha il potere di esorcizzare fantasmi e farci fremere di passione e di morte. Per non dimenticarci della vita.
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