Uscite da quelle case, che arrivano i film degli Oscar
Siamo già a quel momento dell’anno, le nomination per gli Oscar sono state annunciate, Sorrentino c’è e siamo tutti contenti, soprattutto noi che è da settembre che discutiamo con i detrattori e che ci meritiamo almeno un vassoio di canederli. Ad insidiare il pensiero che Mo ce ripigliamm’ tutt’ chell che è ‘o nuost come prevedibile è arrivato Ryûsuke Hamaguchi con “Drive my car”, amatissimo dalla critica: vincitore del Premio per la Migliore Sceneggiatura al Festival di Cannes 2021, del Golden Globe per il Miglior Film Straniero, nella short list per l’Oscar al Miglior Film Internazionale, il film è tratto da un racconto di Murakami Haruki e racconta la storia di Yusuke Kafuku, un attore e regista di teatro, rimasto solo dopo la morte della moglie. L’uomo viene ingaggiato per portare in scena “Zio Vanja” di Anton Čechov per un festival ad Hiroshima, dove conosce Misaki, una giovane autista che lo accompagna negli spostamenti. Da queste due solitudini riluttanti alla condivisione nasce un contatto che aiuterà entrambi a rielaborare i propri traumi e a superare il senso di colpa che si portano dietro in un film formale, malinconico ed elegantissimo fatto di teatro, e quindi di parole, di racconti del passato ma anche di tanti silenzi espressivi. Oltre a concorrere come Miglior Film Internazionale, “Drive my car” è anche nella selezione del Miglior Film, Migliore Regista e Migliore Sceneggiatura non originale.
Gli altri concorrenti sono “Flee” (candidato anche come Miglior Film d’animazione e come Miglior Documentario), “The worst person in the world” (candidato anche per la Miglior Sceneggiatura Originale) ma per tutto il tempo non ho potuto fare a meno di pensare allo scuorno se vincesse “Lunana: a yak in the classroom”, film buthanese di cui nessuno aveva mai sentito parlare fino all’annuncio della nomination
Ma lungi da me l’intenzione di rimestare in quel brodo primordiale di accuse di ismi fellinismi macchiettismi, non ho neanche inserito “E ‘stata la mano di Dio” (è su Netflix) nei 10 film dell’anno, dove invece ho messo “Il potere del cane” di Jane Campion (su Netflix, ma questo è un film di grandi spazi che va visto in sala su uno schermo GRANDE con un audio buono), Signor Ritorno di una Signora del Cinema che isola quattro personaggi, una donna, un ragazzo, due fratelli, grandi figure tragiche in un mondo tutto maschile di allevatori nel mezzo del nulla e incrocia i loro conflitti continuando a girare la trama verso curve inaspettate. Nonostante il Premio per la Migliore Regia a Venezia, il film non è stato accolto con grande calore dalla critica italiana, mentre gli americani si stavano spellando le mani da un pezzo e queste 12 nomination erano piuttosto annunciate. Dite quel che volete, Campion gira magnificamente, i suoi attori sono perfetti (che tenerezza la prima nomination per Kirsten Dunst e Jesse Plemons, che sono una coppia anche nella vita) e la relazione tra Phil e Peter è la cosa più erotica dell’anno cinematografico.
A seguire con 10 nomination troviamo il cuore gelido di “Dune” (su Sky), l’immaginario cupo e potente di Villenueve, i capelli di Chalamet, l’intensità di Rebecca Ferguson e ancora Venezia che primeggia mentre con 7 c’è il semi autobiografico “Belfast” di Kenneth Branagh (candidato come Miglior Regista), ambientato negli anni’70, che arriverà in sala a marzo.
Meno male che Spielberg c’è e “West Side Story” (ancora in qualche sala) porta a casa 7 nomination tra le quali Miglior Film e Miglior Regista ma guardate che roba ma ditemi se non è vero che Tonight, tonight
thе world is wild and bright
Tra la sorpresa di nessuno, “King Richard”, prodotto e interpretato da Will Smith nei panni del padre di Venus e Serena Williams (produttrici esecutive) si è aggiudicato 5 nomination (tra le quali Miglior Film, bisogna farsene una ragione). Lo dico sempre che i biopic non fanno bene al cinema, perché (salvo casi rari) in genere sono agiografie che si muovono sul filo della retorica che esistono soprattutto perché sono straordinariamente funzionali al sistema dei premi: il recente Golden Globe vinto da Will Smith, che pure è decisamente convincente nella sua performance, e queste cinque nomination confermano agevolmente questa tesi.
Ancora meno sorprendente è la presenza di “Don’t Look Up” (su Netflix), anche questo come Miglior Film, vabbè, è piaciuto a tutti, a me è sembrato un filmetto, cosa devo dire mai. Mooolto piu’ interessante è la presenza di “Nightmare Alley” di Guillermo Del Toro (ancora in qualche sala): dopo “La forma dell’acqua” del 2017 e in attesa del suo “Pinocchio” realizzato in stop-motion che uscirà a fine 2022, ecco un altro imperdibile mondo noir uscito dalla testa di Del Toro basato sul romanzo di William Lindsay Gresham, portato sullo schermo nel 1947 da Edmund Goulding.
Gli ultimi due competitor per Miglior Film sono ovviamente l’attesissimo “Licorice Pizza” di Paul Thomas Anderson (candidato come Miglior Regista), che dovrebbe uscire a marzo, e “I segni del cuore” (CODA), remake del film francese “La famiglia Bélier”), dove gli attori sordi recitano utilizzando la lingua dei segni.
Compaiono altri titoli di cui si è parlato poco (ma che avevamo già intercettato sulle piattaforme) nelle nomination per il Miglior Attore Protagonista, con Andrew Garfield candidato per “Tick, Tick … Boom!” di Lin-Manuel Miranda (su Netflix), Javier Bardem per “Being the Ricardos” e Denzel Washington per l’espressionista“Macbeth” di Joel Coen (su Apple Tv)
Tutte sparse le candidature per la Migliore Attrice Protagonista, con la Kidman nominata per il suo ruolo di Lucille Ball in “Being the Ricardos” e un altro poker di nomi in titoli in uscita come Olivia Colman per “La figlia oscura” di Maggie Gyllenhall tratto dal libro di Elena Ferrante, Penélope Cruz per “Madres paralelas” (non il miglior Almodovar), Jessica Chastain per “Gli occhi di Tammy Faye” (biopic, ho detto tutto) e Kristen Stewart per quel film horror che è “Spencer” di Pablo Larraìn. Io premierei sempre Olivia per qualunque cosa, ma se premiamo Kristen sono contenta, soprattutto per Larraìn, per “Jackie”, per “Ema” per tutti quei film magnifici con al centro uno stupendo personaggio femminile.
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