Vacanze di Natale ’90, torna nelle sale la pietra “emiliana” dei cinepanettoni
Ma quali montagne innevate di St. Moritz? «La sequenza stracult della cena natalizia sulle Alpi svizzere l’abbiamo girata in pieno giorno alle porte di Roma, a due passi dalla villa del tristemente famoso delitto dell’Olgiata». Joe Schittino festeggia il ritorno in sala di “Vacanze di Natale ’90” aprendo il cassetto dei ricordi. «Sono molto affezionato a quel film, ci siamo divertiti a girarlo e mi fa piacere che torni al cinema». Nel secondo capitolo della saga inaugurata nel 1983 dai Vanzina Bros, Joe e la sorella Jennifer interpretano i bambini che Diego Abatantuono prende di mira dopo aver sopportato ogni angheria possibile. «In realtà Diego si rivelò tenerissimo con noi e tengo a precisare che il ceffone era assolutamente finto», sorride Joe che tra la fine degli anni ’80 e i primi ’90 conobbe un momento di grande notorietà televisiva grazie al “Maurizio Costanzo Show”. Lui e la sorellina – li ricorderete – erano i “bimbi inquietanti” del salotto di Canale 5. «È stato il regista Enrico Oldoini a sceglierci per il ruolo, venne al teatro Parioli e ci ha voluto conoscere. All’epoca io e Jennifer eravamo sommersi dalle lettere degli ammiratori nella nostra casa a Siracusa, ma dopo il successo al cinema di “Vacanze di Natale ’90” i fan aumentarono ancora. Una cosa incredibile».
Oggi Joe è un raffinato compositore e insegna Teoria ritmica e percezione musicale al Conservatorio di Palermo, Jennifer è invece un apprezzato soprano. Proprio l’amore per la musica ha portato Schittino al Teatro Municipale di Piacenza nel 2020: «Ho presentato “L’opera minima”, su libretto di Claudio Saltarelli, a conclusione delle celebrazioni per il centenario della morte di Luigi Illica, esperienza magica. Ma a Piacenza vado appena posso soprattutto perché ho carissimi amici fraterni». Tornando al set del cinepanettone , Joe ricorda: «Io avevo 13 anni e Jennifer 10. Tutt’e due piccoli eppure talmente affamati da mandare in crisi i cuochi sul set. Ricordo ancora la tavola imbandita con gamberetti in salse paradisiache, dovettero riempirci i piatti in continuazione!». La scena con Nick/Abatantuono che manda all’aria la tavolata snob rimane una delle più divertenti del film. Grazie ai social, la mitica battuta di Alvaro/Ugo Conti sulla zuppa casareccia («…che, diciamo così, considero un po’ la pietra emiliana della mia cucina») è entrata nella storia. «Un set pazzesco – conferma Joe – e massima solidarietà a Gustav sommerso di zuppa per tre volte da un Abatantuono scatenato. Tre ciak prima dell’ok del regista, anche perché la pietanza era finita! Mi sono divertito molto pure con la nonna “fossile”, interpretata da Maria Tedeschi. In un crescendo di umorismo macabro, le raccontai che in Sicilia ero autorizzato ad assistere alle autopsie e lei mi credette».
“Vacanze di Natale ’90” rimarrà in sala per pochi giorni (al Corso di Piacenza il 29, 30 e 31 dicembre, ndr) e purtroppo Joe non riuscirà a tornare a godersi sul grande schermo le folli avventure sulle nevi svizzere: «Sarò in Germania, tra Amburgo e Lipsia, proprio per la mia attività nel campo musicale. Ma ripenserò certamente a quel meraviglioso periodo della mia infanzia. Tra l’altro, io e Jennifer non incrociammo mai il resto del cast. C’erano Christian De Sica e Massimo Boldi, al loro primo vero cinepanettone, Ezio Greggio e Andrea Roncato. Loro però erano protagonisti degli altri episodi che intrecciati compongono la pellicola. “Vacanze di Natale ’90” resta il nostro unico film. Girammo pure una scena sugli sci, sempre restando rigorosamente a Roma, che tuttavia non compare nel montaggio finale». Proseguì invece l’avventura al Costanzo Show: «I nostri genitori gestivano una galleria d’arte con laboratorio di restauro di libri antichi. Siamo cresciuti in un mondo tutto nostro e ora guardo con tenerezza a noi bambini sullo stesso palco con i volti più popolari e amati. Anche Piero Chiambretti ci voleva per “Il portalettere”, ma poi non si fece nulla». Joe ora vive a Caltagirone, in uno splendido palazzo del XVIII secolo «popolato dai fantasmi. Non uno spettro solo, bensì un’intera famiglia. Se gli amici di Piacenza verranno a trovarmi, sarei felicissimo di aprire loro le porte di casa».
di Michele Borghi
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