“Wrapped” è arrivato su Spotify, ma a vincere in musica è la nostalgia

Secondo una recente indagine condotta dal celebre servizio digitale, gli italiani si confermano degli inguaribili passatisti

È l’appuntamento fisso che accompagna gli appassionati di musica ogni fine anno dal 2016. Tra senso di vergogna e orgoglio, torna anche quest’anno “Wrapped”, una funzione – ma che potrebbe essere definita principalmente una campagna di marketing virale – che la piattaforma Spotify rende disponibile tra il 30 novembre e il 6 dicembre, e che consente agli utenti di visualizzare una raccolta di dati sulle loro attività di ascolto riferite all’anno in via di conclusione – e più precisamente, dal 1° gennaio al 31 ottobre. Affinché l’iniziativa diventi virale ogni anno, Spotify consente ai suoi utenti di condividere sui social media questi dati attraverso apposite infografiche realizzate ad hoc, con colori e immagini facilmente instagrammabili.

Solitamente, “Wrapped” include i cinque musicisti, brani e generi musicali che l’utente Spotify ha ascoltato di più durante l’anno. Per poter accedere a questa funzione, basta semplicemente entrare nell’app di Spotify dal proprio dispositivo mobile e cercare la voce “Wrapped”, anche se nella maggior parte dei casi, questa opzione si apre automaticamente con un cartello informativo al primo avvio di Spotify da parte dell’utente nel lasso di tempo sopra indicato. Nonostante sia una funzione, in fin dei conti, divertente perché permette di condividere con amici e conoscenti i propri gusti musicali, “Wrapped” non ha mancato di far sollevare qualche sopracciglio. C’è chi, ad esempio, accusa la piattaforma di sottrarre e archiviare dati degli utenti – i quali, tuttavia, accettano queste condizioni nel momento stesso in cui si iscrivono alla piattaforma – ma c’è anche chi critica gli stessi utenti, i quali – divorati da un costante egocentrismo dettato dagli stessi social media – accettano che le loro intime abitudini di ascolto vengano rese di dominio pubblico.

Polemiche a parte, “Wrapped” resta una funzione molto amata dagli ascoltatori di Spotify, ma svela anche qualche segreto sulle abitudini musicali dei suoi utenti, in particolare sugli italiani. In concomitanza con l’uscita della sua iniziativa, la piattaforma ha anche stilato una classifica con lo scopo di comprendere quali siano i classici degli anni ‘80 e ‘90 che continuano a emozionare le diverse generazioni del Belpaese.

Complice la sindrome da “nostalgia canaglia” e un’immancabile influenza di piattaforme come TikTok, dove la musica diventa spesso un abile amplificatore di senso in quei video da pochi secondi, alcuni brani del passato sono tornati alla ribalta oppure restano dei classici intramontabili che stentano a sparire. E gli italiani, in fin dei conti, si confermano degli inguaribili romantici: infatti, resistono dallo scorso anno “Every Breath You Take” dei Police, “Take on Me” degli A-ha e “ Yellow” dei Coldplay. Altri pezzi che faticano a stancare sono “Without Me” di Eminem, “Gangsta’s Paradise” di Coolio e “50 Special” dei Lùnapop – quest’ultima tra le poche hit italiane, insieme all’intramontabile “Sally” di Vasco Rossi e “La rondine” di Mango, riportata in auge dalla figlia Angelina grazie alla sua straordinaria interpretazione durante una delle serate dell’ultimo Festival di Sanremo.

Provando a suddividere i due decenni, scopriamo che tra le favorite degli anni Ottanta, ci sono anche canzoni come “Africa” dei Toto, “Crazy Little Thing Called Love” dei Queen, “ You Shook Me All Night Long” degli AC/DC e “Billie Jean” di Michael Jackson; parlando, invece, degli anni Novanta, ci sono “L’Emozione non ha voce (Io non so parlar d’amore)” di Adriano Celentano, “Qualcosa di grande” di Lùnapop, “Wonderwall” di Oasis, “Iris (tra le tue poesie)” di Biagio Antonacci e “Destinazione Paradiso” di Gianluca Grignani. Se invece si vanno a scandagliare quelle che sono le canzoni pubblicate prima del 2004 – e dunque ben 20 anni fa – la situazione resta pressocché immutata o con l’avanzamento di alcuni brani in classifica spinti da alcuni eventi collaterali: in particolare, l’analisi dei dati conferma che band come gli Oasis hanno scalato alcune posizioni negli ascolti, dopo che il celebre gruppo brit-pop ha annunciato la sua reunion e un attesissimo concerto live, andato sold-out dopo pochi minuti. Allo stesso modo, anche i Linkin Park – reduci anche questi dall’annuncio di un nuovo album e da una reunion, a seguito della scomparsa del frontman Chester Bennington avvenuta nel 2017 – sono tornati in vetta alle classifiche di ascolto su Spotify con il loro album “Meteora”. Tuttavia, è bene ricordare anche che una delle funzioni di Spotify è quella relativa alle Playlist, molto in voga tra quegli utenti pigri che preferiscono affidarsi al potere dell’algoritmo anziché selezionare i propri brani preferiti. Certo, queste raccolte musicali tendono spesso ad appiattire la varietà di brani, riproponendo sempre le stesse canzoni, ma è anche vero che – ancora una volta, proprio grazie ai social – sono tornati in vetta brani meno “praticati” come “Ancora, ancora, ancora” e “Più di te” di Mina, “T’amo t’amo” di Rosanna Fratello e i remix di “Pedro” di Raffaella Carrà e “Amore no” di Adriano Celentano. Insomma, gli italiani si confermano un popolo di navigatori, poeti… ma soprattutto di grandi nostalgici di quella «bella canzone di una volta», per citare il gruppo milanese di Elio e le Storie Tese.

di Fabrizia Malgieri

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