Ziggy Stardust ha compiuto 50 anni, è sopravvissuto e vive tra noi
Ziggy ha compiuto 50 anni, è un personaggio glam, artisticamente datato – se con questo termine intendiamo contestualizzarlo al 1972 e a tutto ciò che, nella carriera di Bowie ma anche attorno a lui, è accaduto dopo. Non ultimo, il personaggio fu ucciso dal suo stesso padre artistico durante un celebre concerto all’Hammersmith Odeon di Londra, il 3 luglio del 1973. L’atto finale di quello show era “Rock ‘n’ Roll Suicide“. Eppure Ziggy Stardust, la rockstar proveniente da un altro pianeta, è sopravvissuto e vive ancora tra noi. Tutto questo, anche grazie a varie citazioni cinematografiche, tra le quali “Velvet Goldmine” di Todd Haynes (1998) e “Hedwig and the Angry Inch” di John Cameron Mitchell (2001).
C’è poi, appunto, quel concerto finale all’Hammersmith Odeon (che circola da anni tra gli irriducibili bowiani), girato da D.A. Pennebaker (lo stesso di “Don’t Look Back” su Bob Dyan). La versione restaurata, uscita quest’anno per l’anniversario, pur non essendo ancora perfetta – neppure a livello acustico, sic – è senz’altro da (ri)vedere. L’operazione nostalgica regala una certa soddisfazione. E personalmente, mi suggerisce l’occasione di riscriverne in queste righe. Il documentario inizia con David Bowie nel suo camerino, dietro le quinte, mentre riceve una misteriosa missiva chiamata telex – sorta di pittoresco mezzo di comunicazione che ha preceduto i fax e le email – e prosegue attraverso canzoni immortali. “Oh, You Pretty Things“, “Space Oddity”, “Suffragette City“, “Rock ‘n’ Roll Suicide“, appunto, e altre ancora.
Oggi sappiamo che Ziggy, e soprattutto Major Tom tra molti altri, sarebbero tornati, in maniera più o meno dichiarata. In ogni caso, questo mezzo secolo merita una celebrazione a sé.
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