Massimo Fini: “Amore e agricoltura antidoti ai ritmi folli della modernità”
12 Novembre 2019 20:00
Un bicchiere di Gutturnio per rompere il muro dell’ovvietà e del politicamente corretto. Si è presentato così Massimo Fini, giornalista e scrittore, relatore del terzo incontro del ciclo “Le ragioni del torto” organizzato dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano. Fini, che nel 1985 aveva scritto un libro intitolato “La ragione aveva torto?”, è stato intervistato nel pomeriggio di martedì 12 novembre, da Giangiacomo Schiavi, giornalista del Corriere della Sera.
Secondo Massimo Fini “si stava meglio quando si stava peggio”. “La rivoluzione industriale ha innescato la modernità che con una razionalizzazione folle del nostro vivere ci fa vivere peggio di prima – ha spiegato il giornalista – . Nevrosi e depressione, alcolismo di massa e dipendenza da droga nascono con la modernità. Negli Stati Uniti più di 560 persone su mille fanno uso di psicofarmaci. Da un mondo statico di fatica che aveva una sua armonia siamo passati a equilibrio dinamico in cui è necessario inseguire sempre nuovi obiettivi. Non si può mai avere quiete e tranquillità. Un modello che si basa sulla crescita esponenziale esiste in matematica ma non in natura ed è per questo che è destinato a collassare. Non so in quali tempi ma è destinato a collassare”. Esiste un antidoto a questa situazione? “No, non esiste perché ci vuole una trasformazione culturale lunghissima – replica il giornalista -. A livello personale ci si può rifugiare nell’amore e nell’amicizia oppure dedicarsi all’agricoltura e così ritrovare altri ritmi e un altro tipo di mondo”.
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