Neutralità climatica: la tecnologia avanza nel campo degli impianti fotovoltaici
09 Gennaio 2023 05:00
Sono fissati per un primo step al 2030 e per una seconda parte al 2050 gli obiettivi dell’Unione europea per raggiungere la neutralità climatica: l’implementazione delle strutture tuttora esistenti per le energie rinnovabili è l’unica via per riuscire ad avvicinarsi a tali obiettivi.
Per questo in tempi recenti la tecnologia sta puntando sempre di più su impianti di questo tipo, cercando di renderli maggiormente efficienti e performanti per poter meglio rispondere alle esigenze attuali.
Sono molti i Paesi che stanno puntando sul fotovoltaico, ad oggi forse la tecnologia maggiormente diffusa per ciò che riguarda l’accumulo e l’utilizzo di energia rinnovabile.
L’Italia in particolare ha visto un considerevole aumento delle installazioni nell’ultimo periodo: secondo un recente rapporto del Gestore dei Servizi Energetici (GSE), in Italia alla fine del 2021 risultavano installati 1.016.083 impianti fotovoltaici. 80 mila in più rispetto all’anno precedente.
Visto il trend positivo, si sono moltiplicati gli investimenti in questo ambito, così come le ricerche per rendere quanto già esistente ancora più flessibile e produttivo.
Per questo, la tecnologia e l’aspetto dei pannelli solari oggi sta cambiando: dimenticate quindi i “consueti” campi ricchi di pannelli fotovoltaici inclinati e orientati a sud, oggi il loro aspetto è verticale e bifacciale.
La prova viene da un recente studio effettuato da team di ricerca dell’Università di Lipsia: gli impianti fotovoltaici per la produzione di energia pulita, posizionati verticalmente e orientati verso est/ovest, sarebbero non solo meno “ingombranti”, ma anche in grado di “catturare” maggiore luce (e produrre quindi più energia), allungando oltretutto la vita delle celle.
Questa posizione infatti permette ai pannelli di essere maggiormente irraggiati, “impegnando” entrambi i lati dal mattino alla sera. Vantaggio ancora maggiore, come detto, quello della diminuzione di superficie necessaria allo stoccaggio degli impianti, una delle questioni fondamentali quando si parla di installazioni per la produzione di energia pulita.
Ecco quanto si legge nello studio: “si potrebbe dimostrare che i sistemi fotovoltaici verticali consentono una minore capacità di storage o un minore utilizzo delle centrali elettriche a gas. Senza alcuna opzione di stoccaggio è possibile una riduzione delle emissioni complessive di anidride carbonica fino a 10,2 Mt/a”.
Molto interessante è anche il settore che oggi conosciamo come “agrovoltaico”: soprattutto in Italia, patria dell’agroalimentare più apprezzato al mondo, questo ambito in espansione può essere una delle chiavi per raggiungere il più in fretta possibile gli obiettivi. Negli anni infatti una delle obiezioni mosse verso l’utilizzo di terreni per l’installazione degli impianti fotovoltaici è stata la sottrazione di tali terreni alla coltivazione o al pascolo di animali.
Oggi una soluzione perfetta sembra appunto quella dell’agrovoltaico: i pannelli infatti sono posizionati ad un’altezza che consente in alcuni casi la coltivazione di piante, fiori e ortaggi, altre ancora addirittura il pascolo degli animali, così che quell’appezzamento possa venire sfruttato per entrambi gli scopi.
Il sistema informativo geografico fotovoltaico (PVGIS) del Centro comune di ricerca della Commissione europea ha addirittura quantificato tale vantaggio, prendendo in considerazione le superfici utilizzabili in tal senso in Germania: si stima un aumento degli impianti fotovoltaici dagli attuali 58 GW a 400 GW nel 2030. Anche se in Italia questo tipo ibrido di coltivazione e produzione energetica è ancora praticamente alla fase sperimentale, ci sono buone possibilità di uno sviluppo consistente nel prossimo futuro.
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