L’artigiano del legno che semina tracce nella sua Lugagnano

15 Novembre 2024 10:24

Salvatore Feccia è un artista del legno, un custode di storie. Racconta la sua, iniziata in val Chiavenna nel 1951, rigorosamente in dialetto piacentino. Alle spalle un peregrinare allegro nei sentieri della val d’Arda, a piedi o in bicicletta, e una carriera da muratore intrapresa all’età di ventitré anni, dopo il servizio militare prestato al “Genio Trasmettitori”, dove spiccò per le qualità sportive. Oggi, a Lugagnano, le sue opere lignee sono sparse qua e là: quadri, sedie, comodini, porte, scrittoi, presepi.

Ispirate a libri letti, alla natura, a volti noti o sconosciuti: ciascuna realizzata con pezzi di recupero, trovati in discarica o donati dai vicini e dagli amici, e fitta di dettagli incisi con il pirografo e il multiutensile drimmel. Copie uniche che Feccia ha realizzato con passione, senza dimenticare, negli anni, il volontariato per le associazioni Aido, Pubblica Assistenza, Avis Lugagnano ( di cui è stato presidente per nove anni), Congrega dei Presidenti e Coro Montegiogo.

Tra le opere a lui più care, il ritratto di famiglia appeso in soggiorno, apposto sul telaio di una vecchia specchiera e un tronco vecchio centocinque anni dedicato a Sant’Antonio Abate, protettore degli animali: “Nel tronco ho messo il mio tempo, e cinquantuno animali domestici: ma anche le rondini!”.

L’articolo di Federica Duani su Libertà

 

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