Frecciarossa deragliato a Livraga, pena ridotta in Appello per i due operai

05 Marzo 2025 16:55

A cinque anni dal tragico deragliamento del Frecciarossa 9595 a Livraga, arriva la sentenza di Appello che riduce le pene per i due operai di Rfi coinvolti nel disastro.
L’incidente, avvenuto il 6 febbraio 2020 alle 5.30: il Frecciarossa, in viaggio da Milano a Salerno, deragliò all’altezza dello scambio ferroviario numero 5, tra Ospedaletto Lodigiano e Livraga, viaggiando a 298 km/h. L’impatto con una palazzina delle manutenzioni causò la morte dei due macchinisti, Giuseppe Cicciù e Mario Dicuonzo, e il ferimento di dieci delle 32 persone a bordo tra operatori e passeggeri.
Secondo gli accertamenti, l’incidente fu causato da un attuatore difettoso installato durante lavori di manutenzione da due operai di Rfi. Il suo malfunzionamento provocò un’errata manovra dello scambio, portando al deragliamento.
I due operai coinvolti, L.F., 35enne piacentino e specialista di cantiere, e B.S., 33enne calabrese e operaio specializzato, furono condannati in primo grado a tre anni di reclusione per disastro ferroviario e duplice omicidio colposo. L’accusa sosteneva che, pochi giorni prima dell’incidente, avessero installato l’attuatore difettoso prodotto dalla Alstom Ferroviaria senza effettuare i necessari collaudi.
La Corte d’Appello di Milano ha ridotto la pena a un anno e otto mesi, concedendo i doppi benefici della sospensione condizionale e della non menzione.
I difensori si riservano di ricorrere per Cassazione, in quanto ritengono che i loro assistiti non fossero stati adeguatamente formati per l’evenienza di quella notte, quando installarono un attuatore per scambi che era uscito difettoso dalla fabbrica. Dopo essersi accorti di un’anomalia, ritennero che provenisse da un sistema di relè di controllo e bloccarono lo scambio elettricamente, convinti che fosse nella posizione corretta mentre era direzionato verso un binario morto e non percorribile a più di 60 chilometri all’ora.
Rimane in corso a Lodi lo stralcio per rito ordinario che conta cinque imputati: un dirigente di Rfi all’epoca dei fatti, due ingegneri di Alstom Ferroviaria, che produsse l’attuatore difettoso nello stabilimento di Firenze, dove lavoravano un operaio interinale e un collaudatore a loro volta imputati per l’accusa di aver errato nel posizionare due fili in una morsettiera e di non aver rilevato la grave anomalia. Il verdetto del rito ordinario è atteso a Lodi entro la fine dell’anno.

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