Aurelia, psicologa piacentina in prima linea: “A Gaza tra orrore e infanzia rubata”
24 Marzo 2025 02:28
Aurelia Barbieri, psicologa piacentina per Medici senza frontiere, è a Gaza. Dove, da lunedì, sono ripresi i bombardamenti e si contano quasi 50mila morti: “Non andavamo a dormire troppo tranquilli neanche prima, ma nella notte fra lunedì e martedì siamo stati svegliati da un bombardamento forte e intenso: i colleghi di qui dicono che è stato di una intensità senza precedenti – spiega Aurelia – siamo in un contesto di guerra, è normale avere paura, ma sono ancora molto convinta che sia giusto essere qui, per me”.
La psicologa si trova a Khan Yunis, nella parte sud della Striscia: è lì dal 6 febbraio.
“Quando si è aperta la possibilità di venire direttamente sul campo ho accettato perché mi sembrava importante esserci – spiega – quando sono arrivata era già iniziato il “cessate il fuoco”, per cui ci siamo trovati in una situazione relativamente più tranquilla: è durata fino a una settimana fa”.
Fino a una settimana fa la piacentina operava sia nell’ospedale sia nei centri di salute: “In questo momento, dopo la ripresa dei bombardamenti, teniamo aperti i pronto soccorso e, per un numero limitato di ore, i servizi essenziali: non possiamo muoverci come facevamo prima per ragioni di sicurezza – spiega – ci sono però pazienti che hanno bisogno di essere seguiti e stiamo facendo del nostro meglio per garantire il pieno funzionamento dei servizi, ma è complesso”.
Fra i suoi pazienti Aurelia ha bambini e adulti: “Con i bambini facevamo molte attività psico-sociali di gruppo e ricreative e mi emozionava vedere che in quei momenti loro avevano la possibilità di giocare, di avere uno spazio e un tempo per essere bambini insomma – ammette – la guerra ha privato i bambini della loro infanzia e per me è la cosa più dolorosa”.
La psicologa ammette di avere paura: “Siamo in un contesto di guerra ed è normale averla, ma mi disturba di più l’indifferenza che sento rispetto a quello che succede qui – dichiara – le opinioni possono essere divergenti, ma ci troviamo davanti una situazione drammatica. Se questo ci lascia indifferenti vuol dire che siamo diventati dei mostri”.
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