"Nel mirino": «Aiutare i genitori a riacquistare la dimensione educativa»
Ospiti della puntata Raffaella Fumi, Daniele Novara, Elena Uber, Lorena Cattivelli
Filippo Lezoli
4 aprile 2025|5 giorni fa

Aiutare i giovani nella crescita è fondamentale, ma altrettanto lo è aiutare i loro genitori a riacquistare la dimensione educativa. È quanto emerge a «Nel mirino«, la trasmissione di Telelibertà condotta da Nicoletta Bracchi, dove si è parlato di giovani, delle sfide che li attendono e dei loro disagi. «È acclarato che i ragazzi siano fragili, ma preoccupano soprattutto i loro genitori. Sono ben più fragili dei figli adolescenti» dice il pedagogista Daniele Novara. «Questa è la novità storica da non sottovalutare - continua - i genitori mancano di progettualità, faticano a capire che i loro figli crescono». Novara parla anche ai «papà peluche e alle super mamme» generati «da quarant’anni di narcisismo» e invita tutti i genitori a non preoccuparsi più di tanto se i loro figli vivono la strada, a preoccuparsi piuttosto se li vedono chiudersi nella cameretta. «La socialità di strada è un’ottima occasione - sostiene il pedagogista - dobbiamo piuttosto avere paura dei ragazzi che si isolano. Restando chiusi nella propria cameretta si generano solo disturbi. Meglio anche la peggior compagnia, pur restando nella legalità, del ritiro sociale con i social e videogiochi come compagni». Novara invita inoltre a riflettere su come si informano oggi i genitori - «attraverso gli influencer del gossip» dice - auspicando la creazione di Comitati genitori come in tanti Paesi europei, che organizzano serate per parlare dell’educazione, «mentre noi riempiamo le scuole di psicologi, cosa legittima, benché abbiamo innanzitutto bisogno di genitori informati».
Riguardo ai genitori, Raffaella Fumi, dirigente scolastica dell’Istituto Romagnosi, afferma che «non hanno punti di riferimento, non sanno come imporre le regole e farsi rispettare oppure quando essere dolci», ma viene poi interpellata sulla lettera che ha scritto in seguito all’episodio che ha visto uno studente della sua scuola malmenato per strada. «Nella nostra scuola abbiamo da tempo quadruplicato gli interventi educativi - dice Fumi - raddoppiato gli sportelli di ascolto, introdotto la figura degli educatori di corridoio e di uno psicologo per disturbi specifici dell’apprendimento. Ma in questi anni la situazione è andata peggiorando».
«È ora di ribellarsi alla violenza e agli eccessi che vi stanno distruggendo - dice rivolta ai ragazzi - chiedete a noi adulti spazi in cui potete ritrovarvi. Scuotete le nostre coscienze».
Elena Uber, direttrice del Servizio dipendenze patologiche dell’Ausl, a «Nel Mirino» inquadra il rapporto fra giovani e sostanze, portando prima qualche numero. «Delle 1.865 persone che sono venute lo scarso anno al Sert, i ragazzi sono 150. Solo una piccola parte di ragazzi, perciò, riconosce un problema di abuso di sostanze».
«Se omologhiamo l’uso di sostanze alla dipendenza siamo fuori strada» continua. E ancora: «I ragazzi ne usano tantissime e le consumano in modo diverso rispetto a decenni fa. Hanno una percezione del loro consumo che è ben diversa dalla dipendenza. L’alcol in modo particolare è completamente integrato nel momento ricreativo. Fino ai 30 anni i giovani organizzano la settimana lavorativa in sobrietà per garantire la prestazione sul lavoro, dal venerdì è «tana libera tutti», con assunzione di sostanze che vanno dai superalcolici, alle metanfetamine, alla ketamina, alla cannabis. Riguardo a quest’ultima, quella consumata oggi è molto diversa rispetto a quella di un tempo: si tratta di cannabinoidi sintetici, acquistati online ed eccitanti».
Per il Comune è intervenuta in trasmissione Lorena Cattivelli, coordinatrice del Servizio Piacenza Giovani: «La nostra società è molto divisa. Da almeno due decenni ci sono fasce di giovani con molte risorse e altri che non ne hanno, e che preferiscono una socialità più libera. Dalle nostre ricerche emerge come i giovani preferiscano frequentare luoghi dove non c’è un adulto che dica loro cosa fare. Per loro è meglio il giardinetto piuttosto di uno spazio allestito dal Comune».