Fenomeno Neet sotto la lente, workshop alla Cattolica per dare una speranza

Si tratta dei giovani tra i 15 e 29 anni che non lavorano né studiano. In Italia la percentuale è intorno al 16%

Gabriele Faravelli
7 aprile 2025|6 giorni fa
Fenomeno Neet sotto la lente, workshop alla Cattolica per dare una speranza
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Il fenomeno dei Neet è ancora ben presente nel nostro Paese e il mondo universitario è uno dei fondamentali tasselli da cui partire per dare una speranza. L'Università Cattolica di Piacenza è in prima linea in questo senso e ha affrontato il problema con il workshop per gli studenti intitolato “La multidimensionalità dell'esclusione economica e sociale in Europa: fatti stilizzati e prospettive di policy”, evento organizzato dal Dipartimento di Scienze economiche e sociali nell'ambito del progetto D.3.2 “Il rischio di esclusione economica e sociale dei Neet e le strategie pubbliche e private per favorire l'accesso l'educazione e al lavoro”.
Al Meeting centre della Residenza Gasparini hanno introdotto il workshop Enrico Bellino, direttore del DiSes, e Maurizio Baussola, docente di Politica economica all'Università Cattolica, per poi addentrarsi nei temi della giornata analizzati dallo stesso Baussola con Massimiliano Mascherini di Eurofound, gli esperti Chiara Mussida, Guillermo Orfao, Miguel Angel Malo, Antonella Rocca, Giulia Assirelli, Fabio Introini, Rosangela Lodigiani, Cristina Pasqualini, Emiliano Sironi, Alessia Rambelli, Elena Gobbino, Barbara Barabaschi, Elena Marta, Adriano Ellena, Daniela Marzana, Paolo Rizzi, Pierpaolo Triani, Gianmarco Oro, Francesco Timpano e Davidia Zucchelli.
Come confermato, la percentuale di Neet (giovani tra i 15 e 29 anni che non lavorano né studiano) in Italia è intorno al 16%, il fenomeno colpisce maggiormente le donne ed è più presente al sud. «Un tema di grande attualità perché riguarda il mercato del lavoro e i problemi di chi non ci entra con successo – ha spiegato Baussola – i Neet in Italia sono in diminuzione ma ancora significativamente superiori alla media europei, un tema che a livello sia nazionale sia europeo bisogna affrontare partendo dal fatto che l'economia sta cambiando e in prospettiva di ciò che potrà mutare anche in futuro soprattutto dal punto di vista tecnologico. Dobbiamo per esempio renderci conto che ci sono delle differenze di genere e anche di tipo territoriale che pesano visto che sono strutturali». Non è però sufficiente, le Università dovranno avere una visione a 360 gradi nella formazione degli studenti: «Dobbiamo prima di tutto formare bene i ragazzi che entreranno nel mondo del lavoro e dare loro una vera professionalità, ma soprattutto fornire la capacità di diventare cittadini del mondo, in modo che siano capaci di affrontare le sfide di oggi e di domani».