La Galleria Ricci Oddi si trasforma in laboratorio per giovani e studenti
Bel finale per il progetto "Copia d'artista" con Cristina Vercesi, docente di disegno e tecniche pittoriche classiche al London Fine Art Studios

Eleonora Bagarotti
6 aprile 2025|7 giorni fa
Il segno della Renaissance in corso della Galleria Ricci Oddi, in attesa di un’offerta futura sempre più ricca, lo si coglie anche in una domenica pomeriggio dove, nonostante la bella giornata, sono tanti i visitatori che si avvicendano nelle splendide sale di via San Siro. Per la maggior parte, e lo scriviamo con gioia, si tratta di giovani coppie o gruppi di amici provenienti anche da altre città.
E giovani, studenti e appassionati d’arte, in maggioranza sono anche i partecipanti al laboratorio di “Copia d’artista” guidato da Cristina Vercesi, docente di disegno e tecniche pittoriche classiche al London Fine Art Studios.
Con garbo, Vercesi accoglie il gruppo - di cui fa parte qualcuno che aveva già partecipato al laboratorio dell’anno scorso - nella sala I della Galleria. Non è un caso. «I grandi quadri sono ideali per questo tipo di laboratorio perché ci permettono la loro scomposizione», spiega la docente mentre distribuisce a tutti un “viewfinder”, «un “mirino d’artista” che aiuta a trovare un’inquadratura particolare, qualcosa di interessante che potrete cogliere nella vostra osservazione. Un procedimento in cui si tratta di rallentare e di catturare piccoli spazi».
I partecipanti iniziano a fare delle prove ed anche qualche visitatore, incuriosito dallo strumento, si avvicina per cogliere qualche dettaglio.
E giovani, studenti e appassionati d’arte, in maggioranza sono anche i partecipanti al laboratorio di “Copia d’artista” guidato da Cristina Vercesi, docente di disegno e tecniche pittoriche classiche al London Fine Art Studios.
Con garbo, Vercesi accoglie il gruppo - di cui fa parte qualcuno che aveva già partecipato al laboratorio dell’anno scorso - nella sala I della Galleria. Non è un caso. «I grandi quadri sono ideali per questo tipo di laboratorio perché ci permettono la loro scomposizione», spiega la docente mentre distribuisce a tutti un “viewfinder”, «un “mirino d’artista” che aiuta a trovare un’inquadratura particolare, qualcosa di interessante che potrete cogliere nella vostra osservazione. Un procedimento in cui si tratta di rallentare e di catturare piccoli spazi».
I partecipanti iniziano a fare delle prove ed anche qualche visitatore, incuriosito dallo strumento, si avvicina per cogliere qualche dettaglio.

«Ogni volta che faccio una coppia d’artista imparo qualcosa di nuovo - dice Vercesi -. Nel caso di Antonio Mancini, il ritratto ha un punto focale, evidenziato tra il chiaro e lo scuro. Lui aveva questa mano pittorica che si avvaleva del materico e del contrasto tra il chiaro e lo scuro per mostrare le forme».
Diverso è il caso di Giacomo Grosso: «Ha ottenuto forme reali grazie all’uso della cromia e delle luci. I colori freddi danno questo senso di distanza, quelli caldi di vicinanza. Grosso, in realtà, non usava questa tecnica, ma l’ha utilizzata per questo quadro, in modo intelligente. Lui era un grandissimo maestro per quanto riguarda l’uso delle tonalità e dei disegni e questa sua silenziosa conoscenza mi ha spinto ad osservare di più la sua opera».
Il pomeriggio scorre tra cartoncini bianchi, colori a olio, matite e pennarelli giganti. Ma la tavolozza è ricca non solo di colori, propaga conoscenza e emozioni. Ogni quadro della Ricci Oddi, addirittura ogni dettaglio di ogni quadro, è fonte continua di stupore. Non a caso, alcuni studenti del liceo artistico Cassinari, dopo aver conosciuto la docente Vercesi grazie ai laboratori in Galleria, si sono recati a Londra per proseguire gli studi con lei. Stavolta il focus alla Ricci Oddi era lo studio dei volti, da “La toilette” di Grosso a “Il calamaio” di Mancini ed inoltre l’“Autoiritratto” di Vincenzo Irolli.
Diverso è il caso di Giacomo Grosso: «Ha ottenuto forme reali grazie all’uso della cromia e delle luci. I colori freddi danno questo senso di distanza, quelli caldi di vicinanza. Grosso, in realtà, non usava questa tecnica, ma l’ha utilizzata per questo quadro, in modo intelligente. Lui era un grandissimo maestro per quanto riguarda l’uso delle tonalità e dei disegni e questa sua silenziosa conoscenza mi ha spinto ad osservare di più la sua opera».
Il pomeriggio scorre tra cartoncini bianchi, colori a olio, matite e pennarelli giganti. Ma la tavolozza è ricca non solo di colori, propaga conoscenza e emozioni. Ogni quadro della Ricci Oddi, addirittura ogni dettaglio di ogni quadro, è fonte continua di stupore. Non a caso, alcuni studenti del liceo artistico Cassinari, dopo aver conosciuto la docente Vercesi grazie ai laboratori in Galleria, si sono recati a Londra per proseguire gli studi con lei. Stavolta il focus alla Ricci Oddi era lo studio dei volti, da “La toilette” di Grosso a “Il calamaio” di Mancini ed inoltre l’“Autoiritratto” di Vincenzo Irolli.