giovedì 10 aprile

agg. 12:14

Liberta - Site logo
Liberta - Site logo

"L'angelo azzurro", torna a risuonare nei cinema un tragico “chicchirichì” d’amore

Redazione Online
27 febbraio 2025|41 giorni fa
"L'angelo azzurro",  torna a risuonare nei cinema un tragico “chicchirichì” d’amore
2 MIN DI LETTURA
Un nuovo appuntamento con il Cinema Ritrovato, il progetto di restauro dei grandi capolavori del passato promosso dalla Cineteca di Bologna, che riporta in sala “L’angelo azzurro” di Josef Von Sternberg, il film del 1930 che lanciò Marlene Dietrich nel panorama delle star internazionali, facendole conquistare, subito dopo la prima, un contratto di sei anni con la Paramount, che distribuiva la pellicola.

Tratto da un romanzo di Heinrich Mann, fratello del più famoso Thomas, la pellicola offrì alla giovane attrice emergente lo spunto per costruire un personaggio femminile forte, seducente e ambizioso, il primo di una lunga serie di protagoniste indimenticabili.

Il severo e anziano professor Rath insegna nel ginnasio della sua piccola cittadina. Quando scopre che alcuni suoi studenti frequentano un cabaret malfamato, L’Angelo azzurro, dove si esibisce la cantante Lola Lola, Rath decide di andarci per sorprenderli e impartire loro una lezione. Ma la ragazza sa come gestire gli uomini ( «Da me ritornano sempre tutti») e il professore finisce con l’innamorarsi di lei.

Cacciato dalla scuola, Rath sposa Lola e la segue in tournée, conducendo una vita sempre più umiliante e degradata, che lo porta a vendere ai clienti dei locali in cui Lola si esibisce le foto della cantante seminuda. Quando la troupe della donna fa ritorno all’Angelo azzurro, il professore sarà costretto a esibirsi sul palcoscenico del cabaret, in costume da clown, urlando “chicchirichì”, davanti ai suoi ex colleghi e alle autorità, nel penultimo atto della sua tragedia.

All’inizio della sua carriera la Dietrich ha un volto e un fisico molto diversi da quello, algido e solenne, con cui divenne famosa a Hollywood: il sodalizio con Von Sternberg portò a entrambi molta fortuna e tra drammi esotici e triangoli amorosi per un breve periodo di tempo (sette film in cinque anni) furono una coppia di sicuro successo.

Anche se la fama della diva tende a oscurare tutto il resto, fu del regista la decisione di scritturare la Dietrich, e sempre sua l’intuizione di voler mettere in scena “L’angelo azzurro”, valorizzandone i lati più oscuri e ossessivi, e trasformandolo in una pietra miliare del cinema di quegli anni. E il cuore del film rimane la caduta infernale del professor Rath, interpretato da un indimenticabile Emil Jannings.
La seduzione del professor Rath
Primo film tedesco parlato e ultima grande opera della Germania degli anni ‘30, “L’angelo azzurro” è anche l’ultimo figlio, l’ultimo erede del cinema espressionista: Girato negli spazi chiusi della scuola, dei cabaret, del camerino di Lola, il film fa pochissime concessioni allo spazio esterno, e anche quando ci si avventura, si muove costringendo i suoi personaggi in vicoli tortuosi. In tutti gli altri momenti li circonda di stanze soffocanti e sovraffollate di persone e oggetti, li inquadra nelle cornici delle porte, li manda nel sottoscala e in soffitta, al buio, nel cono di luce di un palcoscenico dove possono solo rendersi ridicoli, li fa vivere in una prigione. Nessuno ha un proprio spazio, soprattutto Rath, al quale progressivamente vengono sottratti luoghi, spazi, dignità e autorevolezza: nessuno tranne Lola, “impareggiabile femmina”, che quando entra in una stanza si mangia tutta l’energia circostante, tutta la luce, tutta l’attenzione. Esattamente come nella sua canzone finale «Gli uomini mi svolazzano intorno come falene verso una luce e anche se si bruciano non posso farci niente, io sono dalla testa ai piedi fatta per l’amore».

“L’angelo azzurro” sarà in programma al Jolly2 di San Nicolò lunedì 3 marzo, in versione originale con sottotitoli in italiano.

di Barbara Belzini