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Fantozzi, un mito senza età che torna in un gioco da tavolo di Andrea Angiolino

Carlo Chericoni
15 marzo 2025|25 giorni fa
Fantozzi, un mito senza età che torna in un gioco da tavolo di Andrea Angiolino
4 MIN DI LETTURA

È uno dei personaggi più iconici della comicità italiana, un esempio perfetto di satira sociale e un simbolo tra i più influenti della nostra cultura popolare. Eppure, nonostante il successo internazionale raggiunto dai romanzi che lo hanno visto nascere e dai film che lo hanno consacrato, il ragionier Ugo Fantozzi ha a lungo faticato a superare i confini del suo universo narrativo.
In un’epoca in cui l’industria cinematografica non si limita più alla produzione di lungometraggi, ma crea veri e propri marchi che si estendono a linee d’abbigliamento, giocattoli, pezzi da collezione e molto altro, è sorprendente constatare come l’iconica creatura del geniale Paolo Villaggio stia ricevendo solo ora la gamma di prodotti ispirati che avrebbe meritato già da mezzo secolo.
Il leggendario primo film della serie tornerà nei cinema il 27 marzo 2025, esattamente 50 anni dopo la sua uscita originaria nel 1975. Per celebrare il mito di Fantozzi, si stanno moltiplicando le iniziative dedicate: fra queste spicca Fantozzi Batti Lei, un gioco da tavolo pubblicato dal colosso del settore Ravensburger e ideato da uno dei più apprezzati game designer italiani, conosciuto anche all’estero: Andrea Angiolino.
Per scoprire di più su questo nuovo titolo, abbiamo contattato proprio Andrea per chiedergli qualche dettaglio sul suo processo creativo.

Andrea, oltre che un game designer lei è anche uno “storico del gioco”, quindi cosa ci può dire della storia dei giochi da tavolo su Fantozzi? Non è strano che negli anni ‘70 e ’80, in cui questo genere d’intrattenimento era molto popolare, non siano usciti titoli dedicati al personaggio di Paolo Villaggio?
« In effetti è curioso, ma in generale non ci sono giochi sul filone della commedia all’italiana, né pubblicati allora né adesso. Quando hanno cominciato a uscire i film su Fantozzi, negli anni ‘70, le ditte produttrici di giochi puntavano piuttosto sui cartoni animati, i film e le grandi serie televisive per ragazzi, dai personaggi Disney ai robottoni giapponesi a Sandokan. In realtà, probabilmente gli editori di giochi su licenza non miravano molto a un pubblico adulto. Piuttosto, per quel target hanno mirato più a mettere in scatola i giochi televisivi di maggior successo, come già fatto fin dai tempi di Lascia e raddoppia. Per quanto riguarda in particolare Fantozzi, solo pochi anni fa era uscito un gioco di un piccolo editore sulla gara ciclistica della Coppa Cobram, ma era un prodotto di nicchia dalla circolazione limitata. Curiosamente, è stato però lo stesso Paolo Villaggio a pubblicare un libro giocoso: Come farsi una cultura mostruosa. Uscito nel 1972, molto prima dell’avvento del Trivial Pursuit e della moda dei giochi di quiz in scatola, era una raccolta di domande a scelta multipla con risposte spiritose e paradossali. Pare che dietro le quinte vi sia stato il contributo niente meno che di Umberto Eco. Quando Fantozzi risponde alle domande di cultura generale poste dal terribile Franchino nel film Fantozzi subisce ancora, in realtà cita le risposte sbagliate dei quiz di questo libro. Che sono così ironiche e divertenti da risultare implausibili: sono quiz difficili da sbagliare, e quindi più una parodia di gioco che un gioco vero e proprio».

Come si è approcciato al compito di realizzare il gioco dedicato a Fantozzi? A quale target si è voluto rivolgere?
« In realtà, in prima battuta ho puntato a creare un gioco Ravensburger. Uno dei giochi più celebri di quest’azienda è il Memory, inventato da un nonno svizzero per i suoi nipotini e diventato un classico da decine di milioni di copie a partire dalla fine degli anni ’50. Ne ho voluto creare una versione più strutturata, adatta a un pubblico anche adulto e di famiglie. Il gioco è declinabile con personaggi, scene di film e altro ancora: e così è venuto naturale adattarlo a Fantozzi, nella ricorrenza dell’anniversario, riprendendo le scene più divertenti dei suoi film. La scatola riporta l’indicazione 14+. All’interno in effetti c’è la scena della Corazzata Kotiomkin con un paio di inevitabili parolacce, ma le regole sono alla portata di ragazzini dai 7-8 anni in su».
Può descriverci la meccanica di gioco?
«Sul tavolo si dispongono 24 carte coperte: prese tre a tre, formano otto scene che vedono protagonista Fantozzi e gli altri personaggi delle prime due pellicole a lui dedicate. Ogni carta è costruita come una vignetta di fotoromanzo, con un fotogramma del film e le battute in nuvolette. Al proprio turno il giocatore gira tre carte: se formano una scena le prende e gioca di nuovo, altrimenti può comunque aspirare a carte bonus se mostra per la prima volta due carte di una certa scena, o tre inizi, o tre parti centrali, o tre conclusioni. Chi mostra inizio, centro e fine di tre scene diverse vince la carta bonus “Mi si intrecciano i diti”. Si aggiudica la partita chi conquista più carte, con quelle bonus che valgono 2 o 3 punti a seconda dei casi».

Quale è stata la parte più complessa del processo creativo?
« La messa a punto del gioco non è stata difficile, la quantità di carte ottimale e il bilanciamento dei punteggi sono venuti naturali con un po’ di partite. La fase più delicata è stata forse quella di scegliere quali film usare della vasta saga, poi da lì selezionare le singole scene che fossero memorabili ma che si prestassero anche a essere godibili in tre immagini, con battute apprezzabili anche da chi non ha visto o non ricorda il film, e infine scegliere i singoli fotogrammi più adatti e buffi. Non è stato difficile trovarli, ma piuttosto rinunciare a tante altre belle scene e battute. Alcune si adattavano meno allo schema del gioco, altre sono state tralasciate per motivi di spazio. Qualche rimpianto alla fine rimane, di non aver potuto inserire altro: ma l’equilibrio di gioco richiedeva otto scene. Magari si potrebbe pensare a un’espansione, chissà…».
Pensa che questo sia un prodotto isolato e vedremo altri giochi dedicati al ragionier Ugo?
«Questo non so dirlo, dipende dal pubblico. A me piacerebbe, vedremo se il gioco avrà successo e l’editore vorrà proporre altro. La saga di Fantozzi è ricca e vasta, c’è ancora molto che si potrebbe fare per metterla in gioco».
Su quale altro film storico italiano le piacerebbe lavorare per trasformarlo in un gioco da tavolo?
« In effetti ce ne sarebbero parecchi, da L’armata Brancaleone a I soliti ignoti a Guardie e ladri. E poi via via con titoli anche più recenti. Ci sono tantissimi spunti divertenti e interessanti, non solo nella commedia all’italiana, e molti di questi film sono ancora oggi dei cult con piccole o grandi folle di estimatori. Penso che sia effettivamente un filone da sfruttare ulteriormente. Fino a oggi ho pubblicato giochi sull’Odissea, su Orlando Furioso, sul Paradiso della Divina Commedia. Quando gli editori mi hanno chiesto giochi tratti da opere più recenti mi sono occupato di titoli stranieri, come la saga di fumetti e cartoni animati Dragonball e la serie televisiva Battlestar Galactica. Ora sto collaborando al gioco di ruolo sui miti di Cthulhu, il grande ciclo horror di H. P. Lovecraft, ambientandolo a Roma… Spunti per nuovi giochi non ne mancano davvero. Ma credo che ci sia molto di bello da sfruttare anche nel nostro cinema. La decisione è nelle mani delle case editrici: io sono a disposizione!».
di Carlo Chericoni