Giorgieness: «Vivere di musica? Ci vuole carattere»
La cantautrice stasera si esibirà a "Musica per Lavoro" nel salone Mandela
Pietro Corvi
3 aprile 2025|7 giorni fa

Giorgieness© Libertà/Pietro Corvi
Nel 2021 e 2022 Libertà ha pubblicato due articolate indagini sui lavoratori della musica e spettacolo, comparto storicamente disastrato in Italia, che in quei mesi accusava più di altri le conseguenze delle infinite chiusure pandemiche. Un argomento non scaduto, la "Musica per lavoro”: lo stato di salute delle sue professioni entra oggi per la prima volta alla Camera del Lavoro nel Salone Mandela di via XXIV Maggio, nella storica rassegna "Musica al Lavoro” di Cgil e Arci. L'appuntamento è stasera alle 21 con ingresso gratuito; un doppio evento diverso dal solito. Il titolo è satirico: "Bello! Il tuo lavoro vero invece qual è?”; una domanda che spesso si sentono rivolgere coloro che bazzicano le professioni della musica. Nucleo della serata è proprio un talk sull'argomento: approfondiamo nel box. Le parole saranno incorniciate dal concerto in duo di Giorgieness, alias Giorgia D'Eraclea, atteso ritorno per la cantautrice valtellinese da 10 anni al vertice del panorama "indie” italiano con una personale estetica pop-punk che ha conquistato templi come l'Alcatraz di Milano, il Concertone di Roma; qui, in passato, il Bleech Festival e il circolo Musici per Caso.
Giorgia, cominciamo dal suo nome d'arte.
«Come fan dei Social Distortion e del cantante Mike Ness, da ragazzina adottavo il suo cognome, usando "Giorgi Ness” come nickname in rete. Giorgieness ne è la naturale evoluzione».
«Come fan dei Social Distortion e del cantante Mike Ness, da ragazzina adottavo il suo cognome, usando "Giorgi Ness” come nickname in rete. Giorgieness ne è la naturale evoluzione».
Pensandolo in inglese, andrebbe tradotto in un modo di essere. La "giorgiezza” come si manifesta?
«Sottoforma di un casino glitterato. Non perdo la fiducia nel mondo anche se spesso ti prende a schiaffi in faccia. Non mi abbatto mai del tutto, nonostante i momenti di introspezione in cui penso di non farcela. Credo nel fallimento, l'ho affrontato molto nel secondo disco. Sbagli solo se fai e impari solo se sbagli. Sono una fan della terapia. Accettare la fallibilità è essenziale».
«Sottoforma di un casino glitterato. Non perdo la fiducia nel mondo anche se spesso ti prende a schiaffi in faccia. Non mi abbatto mai del tutto, nonostante i momenti di introspezione in cui penso di non farcela. Credo nel fallimento, l'ho affrontato molto nel secondo disco. Sbagli solo se fai e impari solo se sbagli. Sono una fan della terapia. Accettare la fallibilità è essenziale».
Com'è il concerto in duo?
«Lo spettacolo elettrico tornerà in estate, non sempre è possibile portarlo in giro. Con me c'è il chitarrista Domiziano Luisetti, anche coautore dei miei ultimi brani. Partiremo dal mio Ep di debutto per arrivare all'ultimo singolo "Ci vai sotto” col rapper ligure Jack Out. Ad ogni canzone racconteremo una storia, un aneddoto. Abbiamo un canovaccio, lasceremo che l'interazione sia spontanea. Cerchiamo di instaurare situazioni intime».
«Lo spettacolo elettrico tornerà in estate, non sempre è possibile portarlo in giro. Con me c'è il chitarrista Domiziano Luisetti, anche coautore dei miei ultimi brani. Partiremo dal mio Ep di debutto per arrivare all'ultimo singolo "Ci vai sotto” col rapper ligure Jack Out. Ad ogni canzone racconteremo una storia, un aneddoto. Abbiamo un canovaccio, lasceremo che l'interazione sia spontanea. Cerchiamo di instaurare situazioni intime».

In che modo?
«Faccio girare il diario dei cuori infranti, ciascuno potrà scrivere un pensiero dedicato a me o alle altre persone in sala. È il corrispettivo analogico della chat su Telegram omonima del mio ultimo album: "Georgieness e i cuori infranti”, 450 persone che si stanno vicine, lo zoccolo duro del mio pubblico che crea connessioni al suo interno».
«Faccio girare il diario dei cuori infranti, ciascuno potrà scrivere un pensiero dedicato a me o alle altre persone in sala. È il corrispettivo analogico della chat su Telegram omonima del mio ultimo album: "Georgieness e i cuori infranti”, 450 persone che si stanno vicine, lo zoccolo duro del mio pubblico che crea connessioni al suo interno».
Che testimonianza porterà nel talk a metà concerto?
« È complesso vivere di musica, serve indole, nessuno ti dirà mai che sei essenziale. In più oggi abbiamo la percezione che ci sia spazio per tutti ma nel pratico non è così . Un conto è mettere dei brani su Spotify, un conto è riuscire a fare un tour. Pochi locali, alti costi, si sopperisce parzialmente con lo storytelling sui social. Per far della musica una professione devi lavorarci senza sosta; se nessuno ti sostiene, mantenendoti con impieghi che permettano di concentrarti continuamente su quello».
« È complesso vivere di musica, serve indole, nessuno ti dirà mai che sei essenziale. In più oggi abbiamo la percezione che ci sia spazio per tutti ma nel pratico non è così . Un conto è mettere dei brani su Spotify, un conto è riuscire a fare un tour. Pochi locali, alti costi, si sopperisce parzialmente con lo storytelling sui social. Per far della musica una professione devi lavorarci senza sosta; se nessuno ti sostiene, mantenendoti con impieghi che permettano di concentrarti continuamente su quello».
È particolarmente dura in Italia?
«Mancano un quadro normativo, incentivi, formazione e cultura musicale. Infatti si accetta molta roba preconfezionata priva di qualsiasi personalità. Il sistema non premia più l'originalità, dunque la pluralità».
«Mancano un quadro normativo, incentivi, formazione e cultura musicale. Infatti si accetta molta roba preconfezionata priva di qualsiasi personalità. Il sistema non premia più l'originalità, dunque la pluralità».
Donne e disparità?
«Se sei brutta non ti vogliono, se sei bella il problema è che sei bella. Vedo ad esempio le mie amiche Bambole di Pezza difendersi da tanti commenti, ma dico: abbiamo diritto di essere belle e brave? A Lenny Kravitz qualcuno ha mai detto qualcosa perché mostrava gli addominali? Comunque sia, non andiamo mai bene. Quindi, tanto stomaco e paraocchi».
«Se sei brutta non ti vogliono, se sei bella il problema è che sei bella. Vedo ad esempio le mie amiche Bambole di Pezza difendersi da tanti commenti, ma dico: abbiamo diritto di essere belle e brave? A Lenny Kravitz qualcuno ha mai detto qualcosa perché mostrava gli addominali? Comunque sia, non andiamo mai bene. Quindi, tanto stomaco e paraocchi».