I Blur da Wembley al cinema. Damon Albarn: "E' stato il nostro concerto più bello"

Eleonora Bagarotti
19 febbraio 2025|49 giorni fa

Se siete amanti del Brit Pop, allora c’è un docufilm che non dovete perdervi: dal 24 al 26 febbraio arriva infatti nelle sale “Blur:To The End” diretto daToby L
, già regista di “Liam Gallagher – Knebworth 22”.
La pellicola descrive lo straordinario ed emozionante ritorno deiBlur
nel 2023. “Blur: To The End” fa rivivere i brani più celebri della più longeva delle band inglesi, che è stata al centro della vita culturale britannica per oltre 30 anni e continua a ispirare generazioni di fan. Il regista ha spiegato: «Volevamo fornire una carica emotiva attraverso l’esperienza di Wembley, ma lasciare comunque il pubblico con la voglia di saperne di più. C’è una discreta rappresentazione della musica in questo film, dallo studio alla sala prove e a Wembley, ma abbiamo cercato di ottenere il giusto equilibrio, dato che si tratta di una storia personale. Lavorare con i Blur a questo documentario è stato l’onore di una vita – ha raccontato Tony L -. Sono stati la prima band che ho visto, quando avevo 10 anni, alla Wembley Arena. Pensare che poco più di 25 anni dopo avrei girato un film con la band che ha cambiato la mia intera visione del mondo sull’arte, la cultura e la musica rimane assolutamente surreale. Spero che attraverso la visione le persone si sentano un po’ più vicine a questo incredibile gruppo di artisti e amici e abbiano un’idea completa della vita trascorsa in una band».

Il documentario sarà presentato in anteprima nazionale il domani alle ore 21 al Cinema Massimo di Torino come film d’apertura dell’XI edizione di Seeyousound – International Music Film Festival. Nelle settimane scorse, però,Damon Albarn
gironzolava già per l’Italia.
Come mai avete sentito la necessità di immortalare l’esperienza di Wembley?
«Perché è stata un’esperienza davvero unica. Non avevamo mai suonato a Wembley, che per noi era una sorta di monumento in cui avevano suonato i più grandi. E poi c’è stata una scoperta: il fatto che, nonostante suonassimo di fronte a migliaia di persone, a Wembley è stato come se le vedessimo tutte in faccia, una ad una, e fossero in grado di trasmettere le loro emozioni a noi musicisti. Sono convinto che quel concerto, nella nostra storia, sia stato il migliore».
«Perché è stata un’esperienza davvero unica. Non avevamo mai suonato a Wembley, che per noi era una sorta di monumento in cui avevano suonato i più grandi. E poi c’è stata una scoperta: il fatto che, nonostante suonassimo di fronte a migliaia di persone, a Wembley è stato come se le vedessimo tutte in faccia, una ad una, e fossero in grado di trasmettere le loro emozioni a noi musicisti. Sono convinto che quel concerto, nella nostra storia, sia stato il migliore».

Il vostro ultimo album “The Ballad of Darren” è molto bello e dimostra una maturazione musicale, oltre che nei temi.
«Abbiamo lavorato bene insieme esprimendo quello che siamo noi ora, alla nostra età, con i problemi che da giovani non avevamo, i primi lutti in famiglia e tra amici. C’è stata sintonia tra noi, dal punto di vista creativo. Oggi il linguaggio, non solo musicale ma dei testi, nella musica è cambiato rispetto a quando abbiamo iniziato. Credo che nell’album vi sia un ottimo equilibrio su ciò che siamo e su come oggi volevamo esprimerlo come Blur».

Parliamo di un altro suo bellissimo progetto parallelo, quello di The Good, the Bad & the Queen con Paul Simonon dei Clash, Simon Tong dei Verve e Tony Allen dei Fela Kuti. Allen non è più su questa terra, ma le chiedo:ci sarà spazio per un ritorno in grande stile come c’è stato per i Blur?
«Non ci penso. The Good, the Bad &the Queen è stato un progetto soddisfacente, che ha avuto un decorso piuttosto denso anche se non lunghissimo. E’ stato “benedetto” da una serie di circostanze positive come l’amicizia e la produzione di Tony Visconti nel nostro secondo album “Merrie Land”, in cui abbiamo parlato del nostro Paese e, in un certo senso, dipinto un ritratto sia personale che sociale dell’Inghilterra dopo la Brexit ancora attuale. Tony, purtroppo, è mancato. Direi che sono soddisfatto di quello che abbiamo fatto».
Lei ha fondato, insieme al fumettista Jamie Hewlett, i Gorillaz, la prima band costituita da quattro personaggi animati. Un’esperienza davvero originale, che ha sfornato pezzi notevoli, pubblicato 12 album e avviato collaborazioni diverse e altisonanti – da Lou Reed a Stevie Nicks. Si vocifera di un nuovo album…
«E’ vero, io e Jamie ci stiamo lavorando, ma siamo all’inizio. Intanto, lo scorso 29 gennaio, abbiamo festeggiato i 25 anni della band con il video “NOSTALGIAZ”, una retrospettiva di 4 minuti con le immagini più accattivanti della band virtuale e l’accompagnamento di un medley orchestrale».
«E’ vero, io e Jamie ci stiamo lavorando, ma siamo all’inizio. Intanto, lo scorso 29 gennaio, abbiamo festeggiato i 25 anni della band con il video “NOSTALGIAZ”, una retrospettiva di 4 minuti con le immagini più accattivanti della band virtuale e l’accompagnamento di un medley orchestrale».
di Eleonora Bagarotti