Quella volta in cui Marianne Faithfull ci parlò di musica, arte, vecchiaia e amore per la vita

Eleonora Bagarotti
5 febbraio 2025|63 giorni fa

Marianne Faithfull è morta lo scorso 30 gennaio. Aveva 78 anni. Icona della Swinging London, entrata nell’occhio del ciclone della ribalta soprattutto per la sua tumultuosa relazione con Mick Jagger dei Rolling Stones, Marianne è stata un’artista eclettica e originale e una persona che, una volta scivolata nel baratro della tossicodipendenza, ne era uscita con grande coraggio spiccando il volo come interprete a teatro, nella musica e nel cinema. Prima che una serie di malattie la colpisse, negli ultimi anni, nel 2011 Faithfull ci aveva concesso un’intervista “a cuore aperto”. Aveva 65 anni. Oggi la ripropongo a chi, come me, l’ha molto amata.

Come sta, Marianne Faithfull? «Sono invecchiata!». Si apre così quest’intervista, non per sminuirne il fascino ma per sottolinearne quel senso di orgoglio e dignità che raramente si riscontra in una donna del mondo dello spettacolo. Marianne si accetta in tutto il suo splendore di sessantacinquenne (senza botox né altri extra). «Ogni ruga rappresenta qualcosa di importante – racconta mentre parliamo del suo ultimo album, l’intenso “Horses and High Heels”, che parla della sofferenza dopo l’abbandono dell’ex compagno e managerFrançois Ravard
-. Sul mio viso ci sono tutti i miei dolori, le passioni. Un po’ come nella mia musica o nei ruoli che ho recitato al cinema (su tutti, quello inarrivabile di Irina Palm)».
Cosa le piace del suo ultimo album, che sta portando in tour (con due recenti tappe italiane di grande successo, in cui è stata disponibilissima con tutti, dai sindaci ai fan e ai giornalisti)?
«Tante cose… dalla mia sofferenza, ho creato quella che definirei un’opera trasparente. E mi è servito; credo possa servire anche a chi, ascoltandolo, si ritrova a vivere quel senso di vuoto dopo l’essere abbandonati. Fa molto male ma se lo accetti e sei un artista, puoi esprimerlo».
«Tante cose… dalla mia sofferenza, ho creato quella che definirei un’opera trasparente. E mi è servito; credo possa servire anche a chi, ascoltandolo, si ritrova a vivere quel senso di vuoto dopo l’essere abbandonati. Fa molto male ma se lo accetti e sei un artista, puoi esprimerlo».

Lei ha dichiarato di avere rinunciato definitivamente al sesso. Non sarà una fase momentanea?
«No, sono stanca. Ho avuto una vita molto ricca, anche in tal senso. Immaginavo di invecchiare accanto al mio ex compagno, con cui ho condiviso tantissime cose, ma è andata diversamente. Non ho rimpianti. Non vorrei tornare con chi mi ha delusa e ferita. Mi piace ascoltarmi e ciò significa sentire quello che il corpo, l’anima e gli anni che avanzano mi dicono, senza fingere di essere giovane. Però sono viva e vitale! Tengo molto alla salute, specialmente dopo aver sconfitto un tumore, e ai miei affetti. Mi piace essere nonna e trascorrere del tempo libero in campagna. Le mie energie, oggi, servono a questo. E all’arte, ovviamente».
«No, sono stanca. Ho avuto una vita molto ricca, anche in tal senso. Immaginavo di invecchiare accanto al mio ex compagno, con cui ho condiviso tantissime cose, ma è andata diversamente. Non ho rimpianti. Non vorrei tornare con chi mi ha delusa e ferita. Mi piace ascoltarmi e ciò significa sentire quello che il corpo, l’anima e gli anni che avanzano mi dicono, senza fingere di essere giovane. Però sono viva e vitale! Tengo molto alla salute, specialmente dopo aver sconfitto un tumore, e ai miei affetti. Mi piace essere nonna e trascorrere del tempo libero in campagna. Le mie energie, oggi, servono a questo. E all’arte, ovviamente».
Posso chiederle se pensa che gli uomini siano un po’ “analfabeti affettivi”?
«In generale, lo sono. Specialmente se confrontati con noi. Ci vorrà un lungo periodo perché riescano a crescere, ma la gioventù che vedo mi sembra migliore. Prima o poi, vivere in superficie dà nulla, allora si deve pur iniziare a cambiare. Sta agli uomini farlo».
«In generale, lo sono. Specialmente se confrontati con noi. Ci vorrà un lungo periodo perché riescano a crescere, ma la gioventù che vedo mi sembra migliore. Prima o poi, vivere in superficie dà nulla, allora si deve pur iniziare a cambiare. Sta agli uomini farlo».
Cosa non le piace?
«Non amo le persone cattive. La cattiveria genera cattiveria. E poi sono le più infelici».
«Non amo le persone cattive. La cattiveria genera cattiveria. E poi sono le più infelici».

Infatti, nel suo ultimo lavoro, si parla della fine di un amore ma con un sound positivo, tutt’altro che nefasto.
«Il segreto è circondarmi di persone in gamba, a cui voglio bene e che mi ricambiano. Penso aHal Wimer
,Lou Reed
,Wayne Kramer
… e a tutti quelli che mi accompagnano. Con loro, il sound è per forza positivo e la sono anch’io! ».
Ha dichiarato il suo dispiacere per la morte di Amy Winehouse ricordando, come aveva già fatto nelle sue due autobiografie, il periodo in cui la droga l’aveva costretta a vivere da homeless dietro a un muro per strada, a Londra.
«La prima regola, quando entri in comunità e finalmente ti liberi psicologicamente dall’uso di droghe – come ho fatto io – è una spietata sincerità con te stessa. Quella che la droga, così come un certo entourage, soffocano, costringendoti a fingere continuamente. Io mi ritengo una sopravvissuta. Oggi, se ripenso ai miei anni con i Rolling Stones, riesco a vedere solo i lati positivi come la libertà e la creatività assoluta di un’epoca irripetibile, che sono felice di aver vissuto. Apprezzavo Amy, lei era figlia di quest’epoca. Forse qualcuno avrebbe potuto aiutarla. Forse il suo talento e la sua persona sono stati utilizzati perché così funzionavano. Forse è stata anche fatalità. So solo che mi dispiace».
«La prima regola, quando entri in comunità e finalmente ti liberi psicologicamente dall’uso di droghe – come ho fatto io – è una spietata sincerità con te stessa. Quella che la droga, così come un certo entourage, soffocano, costringendoti a fingere continuamente. Io mi ritengo una sopravvissuta. Oggi, se ripenso ai miei anni con i Rolling Stones, riesco a vedere solo i lati positivi come la libertà e la creatività assoluta di un’epoca irripetibile, che sono felice di aver vissuto. Apprezzavo Amy, lei era figlia di quest’epoca. Forse qualcuno avrebbe potuto aiutarla. Forse il suo talento e la sua persona sono stati utilizzati perché così funzionavano. Forse è stata anche fatalità. So solo che mi dispiace».
Un parere sul fatto che Keith Richards, nella sua autobiografia “Life”, è stato sarcastico nei confronti di Mick Jagger, ma assolutamente gentile nei suoi confronti.
«Keith è un puro gentleman, qualunque donna lo abbia conosciuto lo sa bene. Mi ha definita musa ispiratrice di alcune canzoni, ma io non credo di esserlo stata. Ero là, certo, al fianco di Mick, insieme ad Anita e a tutti gli altri. Probabilmente, ora che ci penso, qualcosa ha significato. In quanto a Mick, Keith ha il senso dell’ironia: perché non dovrebbe utilizzarlo? E poi, Mick un po’ se lo merita, c’è bisogno di qualcuno che lo faccia scendere dal piedistallo, ogni tanto».
«Keith è un puro gentleman, qualunque donna lo abbia conosciuto lo sa bene. Mi ha definita musa ispiratrice di alcune canzoni, ma io non credo di esserlo stata. Ero là, certo, al fianco di Mick, insieme ad Anita e a tutti gli altri. Probabilmente, ora che ci penso, qualcosa ha significato. In quanto a Mick, Keith ha il senso dell’ironia: perché non dovrebbe utilizzarlo? E poi, Mick un po’ se lo merita, c’è bisogno di qualcuno che lo faccia scendere dal piedistallo, ogni tanto».

Marianne, lei è una donna che guarda avanti e non indietro. Ma se dovessi farla tornare per un attimo agli anni ‘60, rispetto alla musica di oggi e a tutto il mondo dell’arte, quale sarebbe il suo bilancio?
«Quando ho iniziato, negli anni ‘60, c’erano artisti straordinari come Warhol, Lennon, Townshend, la Callas, Schifano, Mick e Keith… – la nostra è stata proprio una buona annata! -. Io non sapevo davvero che sarei potuta arrivare fin qui. Mi muovevo, facevo delle cose, ma era come camminare al buio. Invece è successo e lo abbiamo fatto insieme, io e voi, ossia il mio pubblico, chi mi segue».
L’ultima volta ci siamo incontrate a Bologna, città che le ha dedicato un festival. E mi ha detto “Take care”. Ci ho ripensato spesso.
«Era la prima volta che mi dedicavano un Festival. Ero onorata e sono sempre contenta di essere qui in Italia. Avevo aperto all’Arena del Sole di Bologna il tour mondiale “Easy come, easy go”. E torno in Italia in concerto ogni volta che promuovo un nuovo album dal vivo. Qui sono felice per il sole, l’ottimo cibo… la vita va goduta! Però sì, mia cara: tu sei gentile, prenditi cura di te».
«Era la prima volta che mi dedicavano un Festival. Ero onorata e sono sempre contenta di essere qui in Italia. Avevo aperto all’Arena del Sole di Bologna il tour mondiale “Easy come, easy go”. E torno in Italia in concerto ogni volta che promuovo un nuovo album dal vivo. Qui sono felice per il sole, l’ottimo cibo… la vita va goduta! Però sì, mia cara: tu sei gentile, prenditi cura di te».
di Eleonora Bagarotti