Riva di Pontedellolio, 35 anni di alta cucina con la chef Carla Aradelli
Di Giorgio Lambri 01 Novembre 2022 18:59
L’ho conosciuta geniale e un po’ selvatica, vulcanica e irrequieta, la ritrovo sempre più elegante e saggia, più “strutturata”, ma senza aver perso un briciolo della sua fantasia piena di colori ed emozioni, spogliata solo del superfluo.
Un’evoluzione virtuosa e naturalmente legata allo scorrere degli anni. Che privilegio festeggiare i trentacinque anni di Riva di Pontedellolio con Carla Aradelli, il suo ormai quasi quarantennale compagno d’avventura, Maurizio Rossi e le figlie Vittoria e Giulia.
Era più di un anno che non mettevo le gambe sotto il tavolo di questa bella casa sulle rive del Nure, dove ho sempre vissuto esperienze gustative emozionanti e fortemente evocative, questa volta siamo andati oltre ed ho apprezzato soprattutto l’ulteriore trasformazione-evoluzione della cucina di Carla che a mio giudizio è arrivata davvero alla piena maturità. Come? Con concretezza e cura dei dettagli, conoscenza enciclopedica dell’orto e la scelta attentissima delle materie prime, il rispetto delle stagioni e un q.b. di sano spirito delle vecchie “razdore”.
Ho letto troppo spesso di questo o quello chef che la “loro” è la cucina del cuore, di quella di Carla preferisco dire che scalda il cuore. Perché ti prende per mano e ti coccola con spontanea grazia, gioca con i gusti e le contaminazioni senza mai uscire dal seminato.
Ci siamo divertiti già dalle amuse-bouche e dagli antipasti, che scorrevano allegramente da una “crostatina di frutta d’autunno con formaggio di capra fresco” a “baccalà, patate e radicchio”, dai “tacos con salame cotto, insalata e maionese alla cipollina” a un semplice e incredibile “cavolfiore, arachidi e rosmarino”, dalla “testa di porcino con uovo e cipolle” al “toast di gambero con le erbe di campo”. Carla, per la trentacinquesima festa di compleanno di Riva, ha sfogliato l’album delle sue storiche ricette ma non le ha volute clonare, preferendo renderle uniche con puntuali e divertenti riletture. I “ravioli di cacao e zucca con fonduta e zenzero” (laddove quest’ultimo ingrediente ha regalato meravigliosa freschezza a un piatto altrimenti troppo “carico”) hanno aperto la strada a quella che – a giudizio assolutamente personale, condizionato forse da un’antica predilezione per il pennuto in questione – è stata la portata “top” della serata, la vera torta di compleanno (che poi comunque è arrivata puntuale e gustosa). Cioè i “pezzi d’oca confit con castagne mele e vino rosso”. Sapori morbidi e perfettamente bilanciati in un impagabile concerto di armonie. Chapeau.
E infine l’abbraccio della sala a Carla e Maurizio, che a Pontedellolio sono arrivati 35 anni fa. Lei giovanissima cuoca cresciuta prima alla scuola della nonna e della mamma sul cucuzzolo di Montesanto e poi di un genio piovuto come un extraterrestre in Valnure, Georges Cogny.
L’hanno costruito giorno dopo giorno il successo di Riva, con o senza stelle Michelin e riconoscimenti vari che nel tempo hanno meritatamente ottenuto. Edificato dalle fondamenta come una solida e calda dimora di famiglia e poi arricchito passo dopo passo perché fosse la loro casa prima che il loro locale.
Parliamo senza alcun dubbio di uno dei cinque migliori ristoranti della provincia, non solo per la cucina di Carla, ma anche per la sontuosa carta dei vini che attinge intelligentemente al territorio ma spazia poi tra Italia e Francia con intuizioni (di Maurizio) sempre coerenti con quello che trovate nel piatto. E a proposito di vini, l’altra sera il compleanno di Riva è stato “bagnato” da un confortevolissimo viaggio nelle migliori produzioni di un riferimento sempre più autorevole della Valnure e del territorio come le Cantine Romagnoli. Da due versioni del metodo classico Il Pigro (ormai bollicina di riferimento a Piacenza) ai canonici rossi Pinot nero Ape e Caravaggio, fino al profumato passito di Malvasia finale.
Una serata da incorniciare per un locale al quale, secondo me, gli ispettori Michelin dovrebbero fare visite un po’ più attente, perché risponde pienamente ai canoni che la “guida delle guide” richiede per la concessione della stella. E come diceva Peppino a Totò: ho detto tutto!
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