Gorra sul Brugneto: "Basta con i percorsi a scadenza"
Il presidente di Confagricoltura interviene sul disciplinare scaduto a luglio per il rilascio di acqua a 11mila ettari in Valtrebbia. "Acqua insufficiente"

Elisa Malacalza
10 aprile 2025|11 giorni fa

Il presidente di Confagricoltura Umberto Gorra
Umberto Gorra è presidente di Confagricoltura e vuole prendere posizione sulle incognite del rilascio di acqua dalla diga del Brugneto a 11mila ettari di campi della Valtrebbia. Presidente Gorra, stiamo entrando nel vivo della campagna agraria.
L’acqua della diga del Brugneto vi serve...
«Il nostro mestiere convive con le incertezze del meteo, certo è che in estate le aziende hanno bisogno dell’acqua per irrigare. É una risorsa indispensabile per tutte le colture, in particolare per il pomodoro da industria e il mais. La diga del Brugneto è indispensabile perché l’acqua rilasciata sorregge l’economia agricola della vallata, oltre ad essere importante anche per gli altri usi».
Intanto c’è la corsa al risparmio.
«L’agricoltura di precisione è una realtà nei nostri campi, facciamo un uso molto razionale dell’acqua, ma il territorio piacentino è carente di infrastrutture e ha dunque un forte deficit, pur avendo torrenti e fiumi. Da molto tempo chiediamo un piano idrico e infrastrutture adeguate...».
L’acqua del Brugneto, bene o male, è sempre stata concessa. Quando non è stato così è scattata per la Liguria una maxi sanzione. Come vede quindi la crescente preoccupazione?
«Il discorso richiede un approccio più ampio rispetto a quello della gestione delle necessità immediate. In base alle annate, più o meno siccitose, il nostro territorio ha dovuto contendersi con quello Ligure volumi d’acqua in aggiunta ai metri cubi concessi e nettamente insufficienti. Tralasciamo in questa sede tutta la questione sul minimo deflusso vitale, che meriterebbe comunque di essere attenzionata, ma ribadiamo intanto l’urgenza della revisione degli accordi che tengano presente le necessità del nostro territorio».
Ma quell’acqua di chi è?
«Al bacino del Trebbia e del Po. E poi comunque il territorio ligure oggi ha necessità ridotte rispetto ai tempi della sottoscrizione della concessione per il venir meno di parte del settore industriale e per la diminuzione della popolazione».
Cosa chiedete per il nuovo accordo?
«Che la politica si faccia parte diligente, come ci risulta che stia facendo. Vorremmo che si arrivasse, in tempi ragionevoli, alla sottoscrizione di una nuova concessione che preveda per Piacenza tutto il rilascio possibile. Non è funzionale ogni anno ricominciare un percorso a scadenza e con esiti incerti che ci vede impegnati in fasi negoziali i cui risultati vengono poi rimessi in discussione nella campagna successiva».