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Gli studenti piacentini sulle orme di Fenoglio

Secondo giorno del Viaggio della Memoria organizzato dall’Isrec di Piacenza per gli istituti comprensivi di Lugagnano e Pianello

Elisabetta Paraboschi
8 aprile 2025|14 giorni fa
Gli studenti piacentini sulle orme di Fenoglio
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«Cara mamma, caro papà, cari fratelli, care sorelle, cari parenti tutti. Quando riceverete questo mio scritto io sarò già stato ammazzato. Sono calmo, non credevo mai d'essere così calmo all'ora del supremo sacrificio».
Inizia con le parole di Alfredo Borotti, partigiano piacentino di soli 24 anni, fucilato al cimitero di Piacenza il 21 marzo di ottant’anni fa, il secondo giorno di questo Viaggio della Memoria organizzato dall’Isrec di Piacenza in collaborazione con Istoreco per gli istituti comprensivi di Lugagnano e Pianello.
Davanti al municipio di Vesime, piccolo paese che conta 800 anime, i ragazzi - e noi con loro - vengono accolti da Nicoletta Fasano e Mario Renosio dell’Istituto per la storia della resistenza e della società contemporanea in provincia di Asti: sono loro ad accompagnarci al museo dell'aeroporto partigiano Excelsior, dopo i saluti della consigliera Giuliana Destefanis a nome del sindaco Marco Garino. È lei a citare Borotti e poi Lidio Valle, un altro giovanissimo partigiano della provincia di Asti che come Borotti viene fucilato.
«Questo è un luogo in cui si è combattuto tanto», spiega Renosio mostrandoci le lapidi che sui muri ricordano Giuseppe Penna “Basso” e Giuseppe Poggio. Al museo invece «si racconta una follia iniziata nel 1944» dice Fasano. Quella follia ha la forma di una pista di atterraggio di un aeroporto partigiano, progettato dal geometra Balaclava e inaugurato con l’atterraggio di un aereo leggero: la pista venne arata e distrutta dai tedeschi nel novembre 1944, salvo poi essere rifatta dai partigiani nella primavera del 1945.
A San Benedetto Belbo, in Alta Langa, arriviamo dopo due ore di viaggio: fino a cinquant’anni fa qui - ci spiegano - si viveva di nocciole e pochi altri prodotti poveri, patate, orzo, granoturco. Poi è arrivata la Ferrero a dare lavoro. La storia del paese si intreccia con quella di Beppe Fenoglio, scrittore e partigiano, ma qui soprattutto figlio del macellaio di Alba. È qui che diversi suoi racconti sono ambientati ed è bello riascoltarli nel piccolo museo immersivo che fa rivivere la vita di un forno e di una bottega come era allora.
Il resto lo si può leggere nei pannelli che si incontrano nelle strade - tutte sono intitolate a Fenoglio - o rintracciare nei tetti nuovi che furono rifatti dopo il 20 novembre 1944 quando il paese venne bruciato. Nelle storie raccontate dalle tombe al cimitero o nella tettoia con le scanalature che qui chiamano “pantalera” e con cui si gioca al pallone elastico.
Domani è l’ultimo giorno, ma intanto ci siamo riempiti gli occhi e la testa di storie.