La bottega dei Valla chiude. La fiera di Ferragosto perde i suoi 13 quintali di salame cotto
Lo storico market di Pontedellolio compie 90 anni e il titolare Pierluigi dice addio ai clienti: «Non sono più i tempi per i negozi di paese»

Paola Brianti
|2 ore fa

«Quando dico che in negozio ci sono nato, è proprio così: mia mamma Lina mi ha partorito tra gli scaffali del magazzino, all’epoca a Pontedellolio non c’erano cliniche o reparti maternità e la bottega era una casa». Da dietro al bancone di piazza Fornaci, Pierluigi racconta una vita e un addio: ha compiuto 71 anni, con la moglie Laura e la figlia Federica gestirà ancora soltanto per un paio di settimane la Bottega dei Valla, storico market, salumeria e gastronomia che porta il cognome di famiglia. E poi? «E poi mi dedicherò alle mie camminate, ed è giusto così - spiega Pierluigi - È inevitabile, le generazioni cambiano, è passata l’epoca del commerciante che resta in negozio fino a 100 anni, ormai si vedono solo in alcune botteghe, nei supermercati mai, è un mondo destinato a sparire. E io vorrei mollare un attimo prima, se possibile godermi un po’ la vita». Perché di vita in bottega i Valla ne hanno messa tanta e la ricostruisce proprio il titolare, che è anche appassionato di storia di paese: «A Pontedellolio c’era la filiale di una banca piacentina, la Raguzzi, che nel 1932 dichiara fallimento per colpa del crollo della Borsa di Wall Street. Proprio in quella sede uno zio di mio padre, Gaetano Piazza, nel 1936 apre una drogheria». È qui che si formano i fratelli Valla, Cesare, Mario, Gino e Giovanni, papà di Pierluigi. «Poi hanno rilevato l’attività nel 1950 - continua - e qualche anno dopo sono nato io, in bottega». Inizia come garzone delle consegne da bambino, «ho guidato la storica apecar ricoperta di sponsor, i clienti ci pagavano per verniciare con le loro pubblicità il furgone».

In totale, tra zio Piazza e fratelli Valla, sono 90 anni che la gente di Pontedellolio fa la spesa qui, il riconoscimento di Bottega storica è arrivato nel 2014, non si contano le persone che hanno riempito le borse di coppa e anolini, «e c’era anche un francese - ricorda - che si fermava sempre prima di rientrare a Parigi dopo le ferie per comprare un baule intero di lasagne. “Ormai sono un piatto tipico di Parigi” mi aveva detto, perché tutti gli amici gliele prenotavano». Negli anni Sessanta «consegnavamo all’aeroporto, al Maruffi, ci allungavamo fino a Piacenza, eravamo arrivati ad assumere dieci dipendenti».
Gran bei giorni, «ma per il commercio di paese quel periodo è finito. Quando il nostro storico macellaio, Luigi, è andato in pensione, ci siamo sentiti un po’ persi. Poi ci siamo guardati in faccia mia moglie ed io e abbiamo deciso di chiudere. I dipendenti sono quasi tutti sistemati, adesso abbiamo davanti un mare di scartoffie da firmare e molte attrezzature da smantellare». Qualcuno che volesse rilevare l’attività? «Nemmeno l’ombra». E allora sono proprio gli ultimi giorni, «tra ricordi e nostalgie dei clienti che passano» ammette Valla. Perché quando una vetrina si spegne, la malinconia diventa di un paese intero. E a Ferragosto, quando ci sarà la fiera, si dovrà anche trovare qualcuno che cucini 13 quintali di salame cotto: lo hanno sempre fatto i Valla.

