lunedì 28 aprile

agg. 05:40

Liberta - Site logo
Liberta - Site logo

In “West Side Story” funziona tutto tranne Tony e Maria

Redazione Online
11 marzo 2022|1143 giorni fa
In “West Side Story” funziona tutto tranne Tony e Maria
1 MIN DI LETTURA
“West Side Story” racconta l’amore tra due ragazzi sullo sfondo di uno scontro tra bande in un tripudio visivo e musicale che mescola brillantemente romanticismo e analisi sociale. A una canzone d’amore come “Tonight tonight the world is full of light with suns and moons all over the place” fa da contrappunto un pezzo solo apparentemente gioioso come “Life can be bright in America If you can fight in America Life is all right in America If you’re all white in America” e in cinquant’anni questo racconto non ha mai smesso di essere assolutamente contemporaneo.
Ma Spielberg, insieme allo sceneggiatore Tony Kushner, va oltre in tanti sensi: prima di tutto, la sua versione mette in scena una divisione razziale profonda e giustamente approfondisce, insieme allo sceneggiatore Tony Kushner, il tema delle differenze sociali regalando nuovi passati ai personaggi secondari, più dialoghi (e meno balletti), più realismo (e meno balletti), e ovviamente scritturando attori della giusta etnia per evitare i mascheroni del film del 1961 che costringevano Rita Moreno (che è portoricana) a tingersi il volto per sembrare più portoricana.

Non solo: i Jets combattono per un territorio che viene loro sottratto da sotto i piedi, combattono su macerie, in mezzo alle ruspe, in un mondo che sta cambiando e rispetto al quale anche loro dovrebbero adeguarsi. Lo dice chiaramente il personaggio di Riff: “Mi sveglio tutte le mattine e vedo tutto quello che conosco che viene venduto o demolito o acquistato da persone che non mi piacciono e alle quali non piaccio e l’unica cosa che mi rimane sono i Jets”.
 
Infine: il film è recitato in inglese e spagnolo e lo spagnolo, volutamente, non è mai sottotitolato nella versione originale per non regalare alla lingua inglese un potere “predominante”. Diciamo che le ha messe in fila proprio tutte Spielberg per non “offendere” nessuno in questi tempi balordi, e ha chiuso in bellezza scritturando l’Anita originale (Rita Moreno, che vinse un Oscar all’epoca) regalandole una parte scritta per lei e affidandole una funzione fondamentale, quella di essere terreno comune per i Jets e gli Sharks, una portoricana che ha sposato un bianco, che gestisce il negozio dove Tony vive e lavora e dove entrambe le gang possono entrare.
 
La versione di Spielberg è piena di scene pazzesche magnificamente girate e splendidamente coreografate (pensate solo al fantastico piano sequenza del ballo in palestra): se qualcosa penalizza il suo film sono i due protagonisti, è la rigidità (e l’età) di Elgort e lo scarso carisma di Zegler che vengono letteralmente mangiati dalla tremenda presenza scenica dei personaggi di secondo piano, ovvero Ariana DeBose (che oltre ad avere una seria ipoteca per l’Oscar ha già vinto diversi premi per questo ruolo di Anita, incluso il Golden Globe), David Alvarez che interpreta Bernardo, e Mike Faist che interpreta Riff, tutti memorabilissimi.