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Guarda i muscoli del capitano nel cinema di Julia Ducournau

Redazione Online
30 luglio 2021|1367 giorni fa
Guarda i muscoli del capitano nel cinema di Julia Ducournau
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Moretti da sempre ironizza su un certo tipo di cinema (e sulla critica) e anche questa volta centra questo sentimento popolare: è tutto vero, nel film che ha vinto la Palma d’Oro a Cannes la protagonista è una donna che rimane incinta di una macchina. Poi ci sono anche diversi omicidi, Vincent Lindon drogato e smarrito, pompieri che ballano (e prima ragazze che ballano strusciandosi sulle macchine).
 
 
Non è un film compatto, “Titane”, è un film di grande potenza visiva sparata in rosso e blu, e la storia che racconta non è all’altezza della sua visione. Ma io sono una persona timorosa, e ho un debole per gli audaci, anche quando sono fuori luogo e mostrano i muscoli come i bulletti da cortile. E negli anni ho visto così tanti film innocui, inutili e dimenticabili in concorso ai Festival che voi umani sareste d’accordo con me nel dire che non solo è giusto, ma che è sacrosanto che i Festival propongano “Titane” e “Benedetta” e cose che ci fanno saltare sulla sedia. E mi prendo anche l’album di foto casalinghe di Julia Ducournau al posto di tutta la filmografia di Bille August, che di Palme d’Oro ne ha vinte due.
 
 
Comunque, in attesa che esca in sala (l’ha comprato I Wonder, non c’è ancora una data di uscita italiana), se volete farvi un’idea del cinema di Ducournau, su Chili con i soliti due spicci c’è “Raw”, che è la storia di un’adolescente che va all’università e scopre il cannibalismo. Oh certo è anche una storia di crescita, di formazione, di scoperta, di prime volte, di tutti quegli elementi che ci sono sempre nei film con gli adolescenti, ma soprattutto è una storia di cannibalismo. In mezzo c’è gente che si butta davanti alle macchine, secchi di sangue buttati sulle matricole, una specie di love interest che quando la protagonista lo guarda non capisci mai se lo sta guardando con desiderio o se semplicemente ha fame. Ah, anche qui è tutto sparato in rosso o blu.
 
 
A Ducournau interessa il corpo, le sue voglie, i suoi istinti, la sua incontrollabilità, i suoi pezzi mancanti, la sua deformità, la sua debolezza quando viene invaso: in questo senso si è parlato tanto di Cronenberg per “Titane”, dove la macchina invade il corpo. Ma “Crash” è un film sull’ossessione, e solo in seconda battuta sul corpo, che dell’ossessione porta le conseguenze. In “Raw” il corpo morde, mangia, ruba, uccide. In “Titane” viene invaso, schiacciato, compresso, modificato, mortificato, fratturato.

Ma il corpo comanda nel cinema di Ducournau.