Kevin a casa da solo, continua ad incantare il Natale fracassone colorato da Columbus
“Mamma, ho perso l’aereo” festeggia 35 anni e ritorna al cinema per conquistare anche le nuove generazioni
Massimo Cavozzi
|2 giorni fa

Kevin McCallister, il monello di "Mamma, ho perso l'aereo"
Per festeggiare i 35 anni dalla sua uscita, “Mamma, ho perso l’aereo” torna nelle sale (al Corso di Piacenza da giovedì 4 a martedì 9 dicembre, ndr) in versione restaurata 4k, pronto a conquistare nuove generazioni e a risvegliare, nei più grandi, quella nostalgia fatta di risate, canditi e trappole ingegnose. Il film di Chris Columbus non è soltanto una commedia natalizia: è un piccolo fenomeno culturale, capace di definire per sempre l’immaginario delle feste e di trasformare un ragazzino di otto anni in un’icona pop.
Quando “Mamma, ho perso l’aereo” uscì nelle sale americane nel novembre del 1990 (e in Italia il 18 gennaio 1991), nessuno immaginava che sarebbe diventato uno dei film più redditizi della storia del cinema comico. Costato “solo” 18 milioni di dollari, ne incassò oltre 476 in tutto il mondo, restando al primo posto del box office per dodici settimane consecutive. A firmare la sceneggiatura fu John Hughes, già autore di cult come “The Breakfast Club” e “Una pazza giornata di vacanza”. L’idea nacque durante la scrittura di “Un biglietto in due” (1987): «E se un bambino venisse accidentalmente lasciato a casa da solo durante le vacanze?», si chiese Hughes. Da quella scintilla nacque la storia di Kevin McCallister, il piccolo eroe di un Natale fuori dall’ordinario.
A dirigere il film fu Chris Columbus, allora giovane regista emergente che aveva già collaborato con Hughes come sceneggiatore di “Gremlins” e “I Goonies”. Columbus portò sullo schermo un tono equilibrato tra la commedia sgangherata e il sentimentalismo familiare, mescolando gag fisiche degne di Buster Keaton con una tenera riflessione sull’infanzia e la solitudine. Il risultato è una commedia dall’energia inesauribile, ma anche un film sorprendentemente umano. Il tutto è avvolto dalle note indimenticabili della colonna sonora di John Williams, tra le più iconiche del compositore due volte premio Oscar, rimane veramente difficile non fischiettare il tema principale mentre le luci dell’albero si accendono.
Il giovane protagonista Macaulay Culkin con la sua interpretazione naturale e irresistibile divenne il bambino più celebre degli anni ’90, ai tempi aveva solo dieci anni, ma il suo Kevin McCallister conquistò pubblico e critica, guadagnandosi una nomination ai Golden Globe. Culkin divenne simbolo di un’epoca, incarnando la fantasia di ogni bambino lasciato solo in casa: libertà, indipendenza e una buona dose di creatività contro i cattivi. I ladri pasticcioni Harry e Marv, interpretati rispettivamente da Joe Pesci e Daniel Stern, completano il trio perfetto. Pesci, reduce dal premio Oscar per “Quei bravi ragazzi”, accettò di abbassare i toni drammatici per cimentarsi in una comicità fisica e grottesca, mentre Stern rese Marv un concentrato di ingenuità e masochismo, insieme, formarono una coppia da manuale della commedia slapstick.
Macaulay Culkin eseguì da solo gran parte delle scene comiche, anche se alcune, come la corsa sul ghiaccio o le cadute più pericolose, richiesero stuntman adulti; Joe Pesci, abituato invece a ruoli violenti, cercò di non imprecare sul set per non spaventare il piccolo protagonista: inventò così il suo celebre borbottio incomprensibile, poi diventato un marchio di fabbrica. E c’è un altro dettaglio curioso: la tarantola che cammina sul volto di Marv nella scena cult è vera, Daniel Stern accettò di girare la scena una sola volta, urlando davvero di terrore.
Il ritorno in sala di “Mamma, ho perso l’aereo” non è solo un’operazione nostalgica, ma una celebrazione della sua eredità culturale: rivedere il film sul grande schermo significa riscoprire la sua forza cinematografica, il ritmo perfetto delle gag, la fotografia calda e quella musica che profuma di cioccolata calda e biscotti al forno. È un film che parla di famiglia, perdono e crescita, ma soprattutto di un’idea: anche da soli, possiamo cavarcela — con un pizzico di coraggio e tanta fantasia. Più di trent’anni dopo, Kevin McCallister continua a difendere la sua casa e i nostri cuori. E forse è proprio questo il segreto del suo successo: ci ricorda che l’infanzia non si perde mai del tutto, basta solo lasciarla entrare… dalla porta di casa, magari dopo aver controllato che non ci siano trappole.

