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Il fascino indiscreto delle case infestate, Amityville fa i conti con i turisti ficcanaso

Verità e leggenda si intrecciano nella celebre saga popolata di fenomeni misteriosi

Irene La Ferla
9 aprile 2025|19 giorni fa
Brolin e Kidder davanti alla celebre casa infestata nella réclame Mgm
Brolin e Kidder davanti alla celebre casa infestata nella réclame Mgm
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Case infestate, manicomi abbandonati, hotel isolati e bungalow nascosti nei boschi: questi luoghi inquietanti sono diventati, nel tempo, vere e proprie icone per gli appassionati del genere horror e non solo. Alcuni sono ormai protagonisti assoluti, archetipi del terrore, come l’Overlook Hotel, l’immaginario scenario del romanzo “Shining -Una splendida festa di morte” di Stephen King (1977) e dell’omonimo film di Stanley Kubrick (1980). L’autore si ispirò allo Stanley Hotel di Estes Park, in Colorado, edificio che ha acquisito notorietà grazie alle presunte manifestazioni paranormali che lo avvolgono. Fu proprio nel 1973, soggiornando nella camera 217, che King iniziò a scrivere il suo capolavoro. Incastonato tra le montagne del Colorado, a chilometri di distanza da centri abitati e raggiungibile solo da strade che d’inverno vengono invase dalla neve, lo Stanley Hotel è un luogo dove l’atmosfera di inquietudine è palpabile. Durante i mesi invernali, quando l’edificio rimane chiuso, si dice che sia frequentato da fantasmi e perennemente attraversato da fenomeni inspiegabili. Ma il classico “luogo infestato” da presenze oscure è un tema che ricorre in numerosi altri film e serie, da “La casa” alla saga “The Conjuring”. Recentemente, la stagione “Murder House” di “American Horror Story” ha ulteriormente rilanciato l’immagine di questi spazi maledetti. È così che, inevitabilmente, molti spettatori si sentono spinti a visitare i luoghi dove sono stati girati i loro film del cuore, soprattutto se ispirati a fatti realmente accaduti o a storie macabre. Questo desiderio di immergersi in esperienze spettrali o misteriose è una delle sfaccettature di un fenomeno sempre più diffuso: il “dark tourism”. Un tipo di turismo che, nell’era della comunicazione globale, ha conosciuto una rapida espansione.
Il termine “dark tourism” è stato coniato nel 1996 dagli accademici John J. Lennon e Malcom Foley e si riferisce alla pratica di visitare luoghi legati alla morte, a tragedie o a eventi macabri. Un fenomeno che, vede i visitatori attratti dalla possibilità di vivere un’esperienza legata alla morte o al soprannaturale. Tra i luoghi che più affascinano e spaventano i curiosi, attirando anche numerosi turisti, c’è senza dubbio la famigerata casa di Amityville (Long Island, New York), diventata celebre per gli eventi inquietanti che l’hanno coinvolta. Nel 1974, la famiglia DeFeo fu brutalmente uccisa nella loro abitazione, situata al numero 112 di Ocean Avenue, da Ronald DeFeo Jr., che sparò ai suoi genitori e ai suoi quattro fratelli. L’atroce omicidio, però, non fu l’ultimo capitolo macabro della storia della casa. Nel 1975, la famiglia Lutz, appena trasferitasi nella stessa dimora, iniziò a vivere una serie di esperienze paranormali inspiegabili: rumori inquietanti, odori nauseabondi, presenze invisibili e manifestazioni di violenza fisica. I Lutz fuggirono dopo soli 28 giorni, alimentando ulteriormente la leggenda della casa maledetta. La storia di Amityville ha ispirato una vasta gamma di opere, tra cui libri, film e serie tv, consolidando il suo status di icona nel panorama dell’horror. Il primo e più celebre libro sulla vicenda è “The Amityville Horror” di Jay Anson, pubblicato nel 1977, che racconta in modo dettagliato l’esperienza della famiglia Lutz e le presunte manifestazioni paranormali che ebbero luogo nella casa. Questo libro divenne un best seller e contribuì a diffondere ulteriormente la leggenda.
Il trailer originale di "Amityville Horror"
Nel 1979, l’opera fu adattata per il grande schermo con il film “Amityville Horror”, diretto da Stuart Rosenberg. Il film fu un successo al botteghino e consolidò la fama della casa, dando vita a una lunga serie di sequel e spin-off. Tra i principali titoli della saga troviamo “Amityville II: The Possession” (1982), diretto dal regista italiano Damiano Damiani, che esplora una versione fittizia degli eventi precedenti l’arrivo della famiglia Lutz, e “Amityville 3-D” (1983). Altri sequel, come “Amityville: The Evil Escapes” (1989) e “Amityville: A New Generation” (1993), continuarono a espandere la leggenda, anche se con riscontri misti da parte della critica.
Nel 2005, la storia di Amityville fu nuovamente adattata con un remake del film originale, “The Amityville Horror”, diretto da Andrew Douglas e interpretato da Ryan Reynolds. Questa nuova versione cercò di rendere ancora più intensa l’atmosfera di terrore, focalizzandosi sugli eventi traumatici che segnarono la famiglia Lutz. Oltre ai film, la casa di Amityville è stata al centro di numerosi documentari, tra cui “My Amityville Horror” (2012), che presenta la testimonianza di Daniel Lutz, uno dei figli della famiglia, che racconta la sua versione degli eventi. Cosa rende questo luogo così irresistibile per i curiosi e gli appassionati di fenomeni misteriosi? Le sue radici storiche, che mescolano una tragedia reale con una serie di eventi soprannaturali, conferiscono al luogo una carica di inquietudine che stimola il desiderio di scoprire cosa si cela dietro quelle mura. Ogni dettaglio della storia, dal massacro alla presunta infestazione, ha contribuito a creare una narrazione avvolta nel mistero, dove verità e leggenda si intrecciano.
Il trailer italiano del secondo capitolo uscito nel 1982