Traffico internazionale di Fentanyl, condanna a 13 anni
Sentenza per il piacentino Giancarlo Miserotti, accusato di aver gestito le spedizioni della potente droga tra Cina e Stati Uniti. Imputato anche per falsificazione di monete
Ermanno Mariani
|1 giorno fa

La conferenza stampa dopo l'arresto di Miserotti
Giancarlo Miserotti è stato condannato ieri a 13 anni e quattro mesi di reclusione con l'accusa di aver organizzato un vasto traffico di stupefacenti fra America e Cina, con base operativa a Piacenza. Secondo la Procura, Miserotti (che al momento si trova ristretto nella casa circondariale di Piacenza) si occupava di far arrivare dalla Cina una potente sostanza stupefacente, il Fentanyl, che poi spediva negli Stati Uniti, dove finiva nel mercato dello spaccio delle cosiddette «nuove droghe».

Parallelamente, sempre secondo l’accusa, fabbricava monete false, coniando franchi svizzeri all’interno della sua abitazione. Miserotti, che è piacentino, è stato anche condannato al pagamento di una multa di 180 mila euro.
La sentenza è stata pronunciata ieri, 12 dicembre 2025, dal giudice Vincenzo Riganti. Il processo è stato celebrato con rito abbreviato e l’imputato ha potuto beneficiare di una riduzione di un terzo della pena.Il pubblico ministero Matteo Centini al termine della precedente udienza aveva chiesto 17 anni di reclusione e 130 mila euro di multa. A difendere l’imputato gli avvocati Raffaella Sozzi e Stefano Sarchi. Miserotti si è sempre dichiarato estraneo dall’accusa di traffico internazionale di Fentanyl.

L’indagine è stata particolarmente complessa e ha visto la collaborazione di organismi investigativi internazionali, tra cui la Dea americana (Drug Enforcement Administration) e la Direzione centrale per i servizi antidroga (DCSA). «Piacenza - fu spiegato all’epoca del suo arresto dalla guardia di finanza - era la sede operativa di questa persona che, grazie alle sue abilità, riusciva a mettere in contatto cinesi e americani sui due fronti della contraffazione e della droga».

In un memoriale scritto in carcere a mano e inviato a Libertà, l'imputato spiega perchè ritiene non provate le accuse di traffico internazionale di droga. «Molti dei 66 capi d’imputazione a me contestati non possono essere provati - scrive -, sono costruiti su indizi, senza nemmeno un sequestro delle sostanze».

