Il team che salva le vite di bimbi nei paesi lontani del Terzo mondo

L’associazione Safe Heart composta da quattro cardiochirurghi. Realizzate 14 missioni, principalmente in Burkina Faso

Elisabetta Paraboschi
|4 ore fa
Quanto costa salvare la vita a dieci bambini affetti da malattie cardiache nei Paesi in guerra o del terzo mondo? 45 mila euro. E questo il costo di ogni missione di
Quanto costa salvare la vita a dieci bambini affetti da malattie cardiache nei Paesi in guerra o del terzo mondo? 45 mila euro. E questo il costo di ogni missione di
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Quanto costa salvare la vita a dieci bambini affetti da malattie cardiache nei Paesi in guerra o del Terzo mondo? 45 mila euro. È questo il costo di ogni missione di “Safe Heart odv”, un’associazione senza scopo di lucro fondata nel 2013 da quattro amici e colleghi cardiochirurghi - Maurizio Roberto, Alberto Pilozzi Casado, Samer Kassem e Marco Zanobini - con l’obiettivo di fornire assistenza medica e sostegno alle persone affette da malattie cardiache che vivono in diverse realtà di guerra o di estrema povertà: l’equipe mette a disposizione le proprie competenze per garantire interventi cardiochirurgici a chi ne ha bisogno e per formare il personale ospedaliero locale. Il dottor Marco Zanobini è pronto a partire già a gennaio: «Ma la certezza non c’è perché dobbiamo recuperare 15mila euro – spiega – basti pensare che una sola valvola cardiaca ne costa 2mila. A questi bambini noi garantiamo il pre e il post operazione, le cure, praticamente tutto».
Dal 2013 a oggi l’organizzazione ha operato principalmente in Burkina Faso, ma anche in diversi Paesi dell’Africa francofona, in Paraguay e in Camerun: a ogni trasferta – se ne compiono anche più d’una all’anno – vengono operati circa dieci bambini o ragazzi. Fino ad oggi sono state completate 14 missioni, di cui cinque di carattere tecnico e logistico: 58 sono i pazienti cardiopatici curati che non avrebbero potuto sostenere da soli a causa dei costi elevati degli interventi e della de-genza. La copertura delle spese relative al materiale sanitario, ai farmaci e alla degenza è interamente a carico di “Safe Heart”.
«L’intenzione con cui siamo nati era quella di mettere a disposizione il nostro know-how per popolazioni e Paesi in cui la mortalità legata alle patologie delle valvole cardiache è altissima soprattutto fra i giovani e giovanissimi perché non esiste la cardiochirurgia – spiega Zanobini – così in maniera naïf abbiamo cercato di dare il nostro contributo: dico in modo naïf perché non abbiamo sponsor che ci appoggiano, ma possiamo contare su persone sensibili che ci danno una mano. Fra noi solo un collega aveva fatto un’esperienza in Sudan con Emergency, noi altri invece lavoriamo in ospedali italiani».
Il nucleo originario da cui l’organizzazione è partita era costituito da quattro medici: «Oggi siamo una quarantina fra cardiochirurghi, strumentisti, anestesisti e infermieri – continua Zanolini – cerchiamo di partire sempre almeno tre o quattro volte all’anno, alternandoci».
Nel 2021 “Safe Heart” ha effettuato il primo intervento a cuore aperto in Burkina Faso su una ragazzina di 15 anni con un’anomalia congenita. Nel 2024 sono stati eseguiti per la prima volta in tutto il territorio dell’Africa francofona interventi di correzione degli aneurismi dell’aorta ascendente e nel 2025 è stata avviata una nuova collaborazione con l’Hospital de Clínicas di Asunción in Paraguay e si è svolta una missione esplorativa in Camerun per valutare la fattibilità di un progetto nell’ambito della cardiochirurgia dell’adulto.
Samer Kassem, Marco Zanobini, Maurizio Roberto e Alberto Pilozzi Casado
Samer Kassem, Marco Zanobini, Maurizio Roberto e Alberto Pilozzi Casado